I CODICI DEL LINGUAGGIO E DELL'ARTE PREISTORICA.

lunedì 17 marzo 2008

GOBEKLI TEPE :LA TRADUZIONE

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STUDI RECENTI HANNO DIMOSTRATO MATEMATICAMENTE QUANTO FOSSERO MOLTO PIÙ COMPLESSE E ANTICHE LE CONOSCENZE DI GEODESIA E ARCHEOASTRONOMIA ATTRIBUITE AI COSTRUTTORI DELLE PIRAMIDI DI GIZA O DEI SITI MEGALITICI BRITANNICI.LA SCOPERTA È AVVENUTA PESANDO CON UNA BILANCIA DI PRECISIONE, ALCUNI ONFALOS PREISTORICI DECORATI ,TUTTI COPIE DI UN ORIGINALE ,REALIZZATE IN STILI DIVERSI .LE CIFRE IN GRAMMI COSÌ OTTENUTE CON DUE NUMERI DOPO LA VIRGOLA ,SONO RISULTATE CORRISPONDENTI A PRECISE COORDINATE E A MISURE DEL NOSTRO PIANETA ,IN CHILOMETRI. LA SCELTA DEI 7 PRINCIPALI CODICI CHE SI VOLLERO TRAMANDARE NON FU CASUALE, FURONO UTILIZZATI SOLO QUELLI CHE, INCROCIATI CON OPERAZIONI DI MOLTIPLICAZIONI E DIVISIONI, DAVANO COME RISULTATO ALTRI CODICI GEODETICI, INERENTI A FORMULE PROPIZIATORIE PER OTTIMIZZARE L’AMBIENTE A MISURA D’UOMO. TALI OPERAZIONI ERANO DA CONSIDERARSI SOLO PER I NUMERI CHE SI TROVAVANO ACCOSTATI IN PRECISE SEQUENZE. NON È UN CASO SE NOI ANCOR OGGI CON TRE DIVERSE SEQUENZE DI QUESTE SERIE DI CIFRE, DIVISE SU ALTEZZA E METÀ BASE, POSSIAMO TRACCIARE I PROGETTI PRECISI E COMPLETI DEGLI SPACCATI INTERNI DELLE TRE PIRAMIDI PRINCIPALI DI GIZA,UTILIZZANDO SOLO UN COMPASSO. TALI CONOSCENZE DOVEVANO GIÀ ESSERE NOTE AI SACCHEGGIATORI DELLA PIRAMIDE DI MICERINO ,DATO CHE ALCUNE COORDINATE DETERMINATE DAI SUDDETTI CODICI, SPIEGANO IL PERCHÈ DEL VERTICALE TENTATIVO FALLITO. IN PRATICA NON LO SAPEVAMO, MA ESISTONO 7 COORDINATE CON LE QUALI È POSSIBILE SPIEGARE TUTTA LA FISICA ,LA MATEMATICA, I CALENDARI, LA GEODESIA, L’EVOLUZIONE E L’ORIGINE DELLE DIVERSE UNITÀ DI MISURA DEL NOSTRO PIANETA TERRA. AUTORE VALDITURRITE .

IL CENTRO RICERCHE RESPONSABILE DI QUESTA INDAGINE, SI È SEMPRE AUTOFINANZIATO E NON HA MAI USUFRUITO AIUTI DA NESSUNA UNIVERSITÀ .SI CERCANO VOLONTARI PER AMPLIARE I PROGRAMMI. AL MOMENTO QUESTE RICERCHE SONO STATE RICONOSCIUTE SOLTANTO IN GERMANIA.



IL TRIANGOLO ; ITALIA; INGHILTERRA; EGITTO


David Furlong, nel suo libro “le chiavi del tempio “da bravo topografo ha pubblicato anche una scoperta molto importante e in parte senza saperlo. La sua scoperta vede dei siti megalitici britannici orientati e allineati su due grandi circonferenze ampie quanto un intera regione, racchiudere al centro dello spazio circoscritto dalle intersezioni delle circonferenze precisi punti di riferimento di un triangolo, gli angoli dei quali corrispondono alle inclinazioni precise della più grande piramide conosciuta ,quella di Keope.Quello che ha lasciato scoprire ai lettori, è il fatto che intersecando con altrettanta precisione tutti i punti di riferimento allineati sulle circonferenze, posti ad indicare la presenza dei siti megalitici e altre opere affini, (anche quelli non più direttamente visibili perché sovrapposti da altre costruzioni),si ottengono, sulla proiezione della stessa piramide anche moltissimi altri punti con i quali si evidenziano anche tutti gli spaccati interni (sale e corridoi)della prestigiosa piramide. Quante sono le possibilità che si tratti solo di un caso?Ma ecco perché vi ho riportato questi dati.Quello che Furlong e gli altri invece non potevano sicuramente sapere è che le intersezioni, derivanti dai siti principali da lui riportati, evidenziano i punti di riferimento corrispondenti alle “distanze sulla base della piramide dettate dai pesi dei codici geodetici” già illustrati e che con tutta probabilità furono alla base di entrambi,i progetti.
I CODICI GEODETICI DI GOBEKLI TEPE
I documenti e i reperti che ci offre al momento l'archeologia ufficiale non permettono di confrontare le mie ricerche con altri studi simili, perchè semplicemente non esistono e per tanto non me ne vogliate se prima d'ora ho potuto presentare i risultati delle mie ricerche solo a livello matematico. Presi questa decisione per impedire che un mare di critiche si riversassero sù un argomento cosi serio, e i fatti mi hanno dato ragione, c'è stato chi a tentato lo stesso.
Oggi siamo in un altra era, l'archeologia ufficiale sta capitolando davanti a dei templi preistorici vecchi di 11000 anni e finalmente si appresta a riscrivere molte pagine della storia e dell'evoluzione del nostro intelletto. GOBEKLI TEPE suona ancora misterioso, ma non è affatto così, al momento vi sono molte teorie sulla funzione di questo sito, il che vuol dire che tutte tranne una sono false, il tempo sapra giudicare.
La fortuna vuole che tra i 240 pilastri megalitici che formano i 15 cerchi monumentali ce ne siano alcuni tutti decorati con singolari ideogrammi.
I TRE PILASTRI DECORATI DIGOBEKLI TEPE sono per noi come la stele di rosetta, e rimarranno per sempre come un tempo a fare da ponte tra l'antica scrittura preistorica scolpita sulle selci e le scritture sorte con le prime civiltà.
Quella che segue è la mia tesi sulla sulla traduzione delle steli più significative:

Gobekli tepe



Stele del cinghiale e della volpe:


Fra tutti quelli fin ora riportati alla luce, questo pilastro stele, è sicuramente quello più importante.
I differenti motivi non si possono tutti chiaramente vedere come la fattura e i contenuti, il più importante è il ruolo che rivestirà nel permettere la decodificazione di questo linguaggio.
Questo pilastro è strettamente collegato a quello dei condor e dello scorpione, anche se non sono dello stesso stile riconducono entrambi allo stesso codice geodetico. Anche i sistemi di scrittura sono molto simili ma mettono in evidenza, oltre ad un ideologia comune, il ruolo di miti diversi, forse non sono dello stesso periodo ma lo schema interpretativo è immutato.
Le associazioni vedono quindi derivare, senza ombra di dubbio, queste rappresentazioni da un unico originale. Posso affermarlo con sicurezza in quanto il sistema di scrittura è quello dei geroglifici che riproduce fedelmente un originale: la scrittura a specchio.
La datazione attribuita a queste vestigia, rende la scoperta ancora più importante per diversi motivi. In primo luogo perché permette di stabilire con precisione che gli onfalos geodetici erano molto più antichi e che erano già uniti prima delle piramidi di stonehenge e giza, dato che l’archeologia ufficiale non si è mai preoccupata di prenderli in considerazione. E’ per questo motivo che non ho fatto ancora pubblicazioni sulle loro decorazioni, in proposito vi ricordo e sottolineo che le centinaia di pagine che ho finora pubblicato, tendono ad analizzare solo il loro aspetto matematico e fisico derivante dai loro pesi.
Un immenso lavoro iconografico ed ideografico, giace però addormentato da 20 anni, si tratta di tutto lo studio fatto sulle selci decorate che hanno permesso di arrivare, all’inizio, a ritrovare gli onfalos geodetici stessi, ed in un secondo tempo ad interpretarne le decorazioni.


Il primitivo sistema interpretativo dei codici attraverso le selci decorate che li riproducevano.

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Finora questi studi mi hanno però permesso di costruire dei programmi di ricerca innovativi per indagare tutte quelle antiche civiltà dove questi codici sono stati: fondamentali e alla base della cultura tanto da trasparire in ogni genesi e in ogni schema religioso delle divinità. Così ora rimane per me molto facile riconoscere e decodificare ogni sorta di rappresentazione lapidea antecedente al 3000 a.C., Al di là di quanto questa possa essere antica dall’Europa all’Asia all’africa.
In questo caso ci troviamo di fronte ad un sistema di “steli di rosetta” che mette completamente in luce quale sia il collegamento culturale fra la preistoria e le antiche “civiltà, cosi come le intendono nel mondo accademico universitario”.
Prima d’ora avevo a disposizione solo scritture a specchio su selce e bisognava ritrovare, di ogni personaggio rappresentato sui codici, molte riproduzioni finemente scolpite che ne ri proponessero gli attributi, allora più considerati, in modo tale da stabilire quale fosse la giusta estrapolazione di ogni figura, e poi ricercarla tra le iconografie delle civiltà indagate, il sistema ha dato nel tempo grandissimi risultati e ha anche permesso di stabilire contatti, associazioni e cronologie insospettate fra le antiche civiltà.
Dove sta allora il problema? Perche gli altri studiosi e ricercatori non si avvalgono degli stessi sistemi? Sarebbe troppo lungo fare ora un nuovo processo a queste gravi carenze. Per rendersi conto
di quanto sia grande questo problema e delle difficoltà incontrate da chi può aver provato ad intraprendere questa strada, è sufficiente leggere il “testamento culturale” lasciato da Piero Tellini, un pioniere in materia e mio predecessore.
Era un noto personaggio contemporaneo, uno scenografo famoso che cambiò la sua vita per dare
un suo contributo disinteressato alla scienza.


Il nuovo sistema interpretativo.



Dato che ci troviamo di fronte a delle steli ben decorate a rilievo, qualcuno potrebbe pensare che ci sia stato un passaggio evolutivo nel sistema di riprodurre le immagini degli onfalos geodetici, ma non è esattamente così. Anche questa scrittura è a specchio e si avvale del naturale e spontaneo sistema di porre in evidenza i soggetti interessati, però ci sono delle sostanziali differenze di fondo che rendono praticamente impossibile anche solo mettere in relazione i stessi contenuti geroglifici dei codici rappresentati sulle selci decorate con quelli riprodotti sui pilastri.
A parte il fatto che per incidere e decorare finemente una selce o un'altra pietra molto dura richiedeva un abilità soprannaturale, stiamo parlando di micro sculture perfette e quindi al confronto questi pilastri decorati potrebbero essere paragonati a delle scritte fatte con le bombolette sui muri, quindi al massimo potremmo parlare di involuzione e non di evoluzione.
Al di là del fatto che queste rappresentazioni facciano parte di un grosso sistema costruttivo realizzato per essere immediatamente visto da tutti alla “stessa maniera”, la prima grande differenza sta nel fatto che qui le rappresentazioni dai tratti umani non sono “direttamente” rintracciabili. Quindi il punto è questo: al momento siamo in grado di dare un corretto valore alle figure di questo pilastro di riferimento interamente decorato e scritto, ed in più sappiamo cogliere dei particolari invisibili, perché fortemente stilizzati, i quali fra l’altro sono i riferimenti alle uniche rappresentazioni con lineamenti umani, naturalmente però riferiti a divinità o a
grandi sovrani.

Le innovazioni


Fra le testimonianze di diverse civiltà, spesso ritenute misteriose o indecifrabili, vi sono scritture a specchio, le quali venivano utilizzate per lo più per indicare o distinguere le diverse formule o posizioni in cui si voleva procedere per interpretare una litolatria, quindi non essendo importante il contenuto andavano a scomporre le parti colorate dell’originale per macchie di diverso colore, quelle che poi andavano a riprodurre sempre con una scrittura a specchio. Inoltre in alcuni casi si spingevano ad attribuire a queste macchie una forma geometrica standard, fino anche a riprodurle per gruppi, dove erano associate per forma.
A volte, quelle che avevano forme geometriche venivano riprodotte con nuovi ideogrammi geometrici-composti di dimensioni minori, questa è la vera rivoluzione, perché non dimentichiamo, che prima d’ora ogni figura rispettava rigorosamente posizione e dimensioni rispetto alle altre sovrapposte, altrimenti sarebbe stato impossibile distinguerle. Questa è anche la caratteristica che distingue la stele dello scorpione e dei condor da quella del cinghiale.

Con questi sistemi riuscivano a mettere bene in evidenza e quindi a riconoscere senza ombra di dubbio la figura riprodotta e contemporaneamente indicare la sua precisa posizione che aveva sull’originale dalla quale derivava. Per tanto non occorreva più dover riprodurre le altre figure alle quali si soprapponeva o con le quali coincideva o anche solo parte di queste, come invece era necessario fare per le piccole riproduzioni e le stilizzazioni sulle selci.
Per questo motivo troveremo molte più figure dalle fattezze umane stilizzate e quindi
mimetizzate scolpite sugli utensili di pietra.



LE DIVINITA' E LA"NON SCRITTURA INVISIBILE"



Da un insieme di queste stilizzazioni deriva anche un altro tipo d’ideogramma, quello che caratterizza e differenzia la stele del cinghiale. E’ il più importante e il più criptato, non a caso utilizzato per ricordare la vera divinità, quella dall’aspetto umano.
Prima di proseguire cercherò di spiegare un concetto nuovo mai neanche immaginato prima d’ora, talmente insospettato che neanche io avevo considerato, il quale tutto sommato era molto pratico per rendere a queste divinità il concetto di grandezza, astratto e surreale.
Nella breve premessa ho sottolineato quanto vasto sia il contenuto derivante anche solo dal peso di ognuno di questi codici, o dalla sua forma, il che va ovviamente riferito ad ogni divinità principale che li caratterizza. Tanto più oggi che li avevamo dimenticati, come allora, entrare nel dettaglio solo di alcune immagini per circoscriverne i contenuti è assai difficile. Ce ne possiamo rendere conto dal fatto che tutt’ora per spiegare una loro parola scritta ci servono decine di pagine. In pratica questo antico sistema di tramandare dei codici tutti sovrapposti su piccole pietre, non si avvaleva di sistemi di scrittura per indicarne i particolari, bensì di una non scrittura molto mimetizzata fino ad essere invisibile.
Significa che si era arrivati, tramite questa sorta di scrittura a specchio, con suddivisione per macchie, a realizzare un perfetto meccanismo di retinizzazione. Questo particolarissimo e inusuale sistema, offuscava le immagini attorno al soggetto ben definito, lasciandole però rintracciabili a chi conosceva il codice originale dal quale derivavano e la possibilità di coglierne un significato più ampio.
I riquadri del reticolo sullo sfondo, solo all’apparenza subordinati o meno importanti, erano composti soltanto dal contorno della macchia o di quello della zona di macchie che indicavano.
Quelli che non hanno forme geometriche, significa che non assolvono solo la funzione di stilizzare, retinare e sfuocare lo spazio adiacente all’animale visibile, ma che nascondono nei contorni stilizzazioni criptate.
Tuttavia individuarne l’origine o meglio la rispettiva zona sull’originale non è facile dato che ;
1 ) oltre ad estrapolare immagini molto arcaiche, le quali oggi potrebbero essere state ancora poco indagate, sicuramente sono riferibili a volti di dimensioni più grandi.
Significa che per metterli a fuoco bisogna prendere in considerazione più di una macchia.
In pratica sono riportate come figure composte visibili solo prendendo in considerazione i giusti tasselli del puzzle.
2 ) Spesso sono mimetizzate tra gli spazi degli animali ben visibili fino a soprapporsi anche ad alcune di queste figure.





CARATTERISTICHE


Le decorazioni del pilastro sono organizzate e distribuite sulla superficie con un sistema rarissimo per questo tipo di manufatti, le soluzioni utilizzate mostrano anche in questo caso la scelta di un sistema composto per distribuire le rappresentazioni.
Ovviamente tali accorgimenti sono stati resi necessari per evidenziare il tipo di scrittura utilizzato oltre ad impostarlo come faremmo noi oggi con un titolo, un corpo, uno sfondo e un indice.
Come hanno potuto imprimere tutto questo su una lapide che sembra appena sbozzata e incisa con uno stile elementare per rappresentare solo le figure di sei animali?
Si tratta di un monumento che doveva essere visto da tutti, per tanto quello che a noi sembrerebbe nascosto, mimetizzato ed invisibile, per gli uomini di quel tempo doveva essere assolutamente e direttamente recepibile. Ecco allora di cosa dobbiamo tenere conto prima di immedesimarsi nella concezione dell’uomo preistorico di 10.000 o più anni fa per sciogliere questo messaggio correttamente.
Per farlo non sarà utile documentarsi con le nozioni di arte preistorica conosciute nelle università o nei libri in circolazione, non saranno sufficienti neanche quelle sul dualismo preistorico e neanche quelle di Piero Tellini, i quali sono gli unici scritti pubblicati ma introvabili che trattano di selci decorate, tuttavia chi avesse la fortuna di consultare il suo libro “la cultura anamorfica di Ansedonia” si troverebbe avvantaggiato.
Le uniche introduzioni su questi argomenti le potete trovare su i mie siti.

Sottolineo qui soltanto alcuni particolari che dobbiamo sempre tenere presente. Tutti i manufatti su pietra dura decorati di piccole dimensioni e le impugnature degli utensili preistorici finemente scolpiti, riproducono in stili diversi, le decorazioni derivanti principalmente da solo due pietre,che chiameremo:originale A,e copia B.
Inoltre, una delle due è già una copia dell’altra, anche se si differenzia sotto diversi aspetti e ha molte figure in più che vanno ad aggiungersi quindi, all’originale A.
Di questa che definiremo “copia principale a figure bianche e nere B” è difficilissimo trovare e riconoscere copie scolpite su selce, e quindi questo tipo di testimonianze sono molto rare, é ricordata però in altri tipi di riproduzioni di epoche successive.
Immaginate come deve essere difficile cogliere i particolari stilistici di una copia, è pressappoco come dover riconoscere una banconota falsa e chi la fatta, da una vera. O si ha una grande conoscenza o bisogna avvalersi della possibilità di consultare la copia originale.
Le decorazioni delle due steli più importanti che stiamo analizzando fanno riferimento, anche se in maniera diversa, proprio alla “pietra copia principale B”. Si tratta di un oggetto completamente ricoperto di decorazioni finissime, non si tratta di una tavola con due superfici, ma di un solido liscio rotondeggiante leggermente schiacciato.
Ora tutte le soluzioni adoperate per estrapolare e riprodurre le figure tramandate sulla stele del cinghiale hanno la funzione di permettere di rintracciarne la posizione “sull’originale copia B” in maniera da non confonderle con le altre. E in questo caso specifico però anche quella di sottolineare la loro subordinata discendenza dalla” litolatria più importante A”. Ciò è riscontrabile solo su questa stele e non accade su quella dello scorpione e dei condor, le decorazioni della quale non a caso derivano anche in questo caso dalla “pietra copia principaleB”.
Per facilitare quanto seguirà divideremo le immagini di questo “onfalos a figure bianche e nere” in tre tipologie:
A ) figure tipiche e caratteristiche.
B )figure in stile, dimensioni e posizioni leggermente diverse.
C )figure incise o comunque derivanti direttamente dalla litolatria originale.



Soltanto con i dati a disposizione è ancora impossibile dire se tutta l’area monumentale fosse dedicata alla litolatria principale e ad altre sue copie più particolari, o se fosse dedicata soltanto alla litolatria copia più importante. Al momento possiamo asserire con certezza che tramite questa stele si vollero tramandare i particolari di alcune figure presenti sulla litolatria copia bianca e nera, le quali si trovano tutte intorno ad una’immagine sicuramente derivante dall’idolatria principale. Si tratta di un profilo profondamente scolpito al fine di completarne il ruolo di copia e per poterla posizionare nella maniera che consente la lettura nella giusta sequenza .
Però questo profilo non è stato direttamente riportato sulla lapide, ma il fatto che sia stato stilizzato e retinato sullo sfondo fa capire che non intendevano censurarlo, al contrario, il fatto di aver scelto proprio le immagini che vi si trovavano intorno sta a significare che intendevano mostrare qualcosa su questo aspetto. Inoltre non sembrano riportare neanche particolari inediti relativi alle decorazioni presunte, preesistenti a “questa incisione” sulla litolatria copia prima che vi si scolpisse il profilo. Ritrovare testimonianze di questa litolatria, precedenti a queste fasi di lavorazione è l’obiettivo principale della mia ricerca.
Oltre al profilo inciso, su questa stele del cinghiale, intorno e parzialmente sovrapposte alle figure degli animali, vi sono anche altri profili retinati alla stessa maniera. Alcuni altrettanto importanti, altri sono una rara testimonianza di volti minori presenti nel medesimo spazio. Alcuni di questi profili visibili su entrambe le litolatrie nelle naturali venature della pietra, sulla principale, riportano dei piccoli ritocchi, impressi da chi volle imprimergli maggiore somiglianza con quelli della copia a figure bianco e nere, queste immagini non rispettano però le stesse precise posizioni, sulla litolatria copia un profilo si trova più in alto di come dovrebbe ma chi scolpì queste steli lo sapeva bene cosi che quando le incise mimetizzandole gli diede le precise posizioni che tramandano dall’originale. E così abbiamo un altro elemento che testimonia la presenza dell’originale o quantomeno le sue precise caratteristiche nella regione della mezzaluna più di 10 millenni fa.
In altre parole abbiamo le prove che 11000 anni fa queste due antichissime litolatrie erano già unite in maniera indissolubile e questo significa che ci sono più elementi che le vedono all’origine della concettualità dualistica dell’uomo preistorico.
Le figure alle quali ho accennato occupano un’intera superficie da un’estremità all’altra e a giudicare dal punto di vista la possiamo definire parte media e inferiore, in pratica dobbiamo posizionare la pietra nella posizione con il suo lato più lungo in verticale. Nella parte superiore ritroveremo le figure che sono invece rappresentate nella stele dello scorpione, però queste sono riconoscibili solo da una posizione capovolta, inoltre si spingono su buona parte dell’altra superficie.
Analizziamo ora com’è determinata la scelta della superficie che ci interessa, qui entrano in ballo le particolari soluzioni che utilizzarono per riportare le figure distribuite su di un solido, scomposte sul di una superficie piana.
Da ciò che possiamo notare osservando la stele a prima vista, ci accorgiamo che: ci sono alcune figure in primo piano nella parte inferiore più isolate. Mentre nella parte superiore più ampia le figure sono tutte accostate tra di loro e non solo. Inoltre fra la linea divisoria di questi due spazi su lato destro c’è un grasso foro dal quale parte un taglio verso l’angolo interno della stele.

Cominciamo dall’elemento che è sicuramente più singolare: il foro, già a una prima analisi avevo considerato l’ipotesi che stesse ad indicare che le immagini riportate sopra e sotto derivassero da una superficie originariamente rotonda. E che quindi erano state come “srotolate” per essere disposte su di una superficie piana. Ma non è tutto, le figure dovevano essere in prossimità di una sporgenza o di una punta e che quindi il foro indicava un cono o meglio più semplicemente un “cartoccio srotolato”. A sostegno di questa ipotesi vi erano anche altri elementi: i margini dei due bordi dell’angolo interno accanto al foro erano rifinititi lungo tutto il profilo dei lati da una scanalatura a formare una sorta di bordino o cornice. Tale caratteristica era evidente solo in questo punto e poteva voler indicare un collegamento tra i due margini. Un altro elemento indicativo ci viene direttamente dalle figure riportate nel riquadro superiore della stele, se osserviamo attentamente la scena si può notare l’insieme degli animali disposti ad forma di U rovesciata come sorretti da due braccia, o forse è meglio dire disposti come a ventaglio aperto. L’elemento più importante è quindi la posizione delle figure, da sinistra rivolte verso l’alto, al centro in posizione orizzontale e quelle di destra leggermente inclinate.
Qual’era l’estremità della pietra da cui derivavano le figure? Probabilmente doveva riportare la figura di un cinghiale ben visibile, in maniera da servire come figura di riferimento, oggi lo definiremmo “il titolo”. Questi elementi sono tipici di un solo onfalos e cosi hanno permesso di individuare nella litolatria copia a figure bianco e nere la matrice ispiratrice delle immagini riprodotte sulla stele del cinghiale.
Il foro, molto spostato sulla destra, probabilmente indicava che le figure da questo lato sulla litolatria si spingevano anche oltre questo bordo.
A proposito del reticolo aggiungerei che la parte in alto a sinistra, è molto più geometrica, tanto da formare al centro una doppia croce, rispetto al resto del reticolo, potrebbe voler indicare che in quella posizione vi sono due figure molto simili e che quindi non necessitano di differenziazioni per essere riconosciute.



La stele dello scorpione e dei condor
la vera scoperta



l'importanza di questa stele supererà probabilmente quella di ogni altro ritrovamento.
L'eccezzionalità è dovuta a ben due motivi.
Anche se i contenuti sono pochi e la loro qualità come riproduzioni non sia eccezzionale, questo documento che ci giunge direttamente dalla preistoria, al momento è l'unica vera testimonianza che pone in diretta relazione i due codici principali più importanti. Nel esaltare alcune figure presenti su entrambe le litolatrie ,va ad evidensiare particolari, che fin oggi non erano potuti rapportare in quanto sul originale sono molto sfumati e in parte rovinati dal tempo e dalle sovrapposizioni, inoltre il problema maggiore era dovuto al fatto che fra le centinaia di riproduzioni scolpite su selce attraverso il quale è stata svolta tutta la ricerca fino a oggi non erano stati evidensiati e notati tali particolari in maniera da far confrontare le figure dei due codici da tale punto di osservazione. Tenete presente che si tratta di figure grandi e principale sulla litolatria copia B, ora trovano un significato come copia in una esatta posizione e non più come figure aggiuntive all'originale in qualità di sigilli , questo è avvenuto probabilmente in epoca più tarda per attestare un raporto. I particolari e i riferimenti della stele permettono di riconoscerli perfettamente anche sull'originale, ma bisogna riconoscere che trovano interpretazione e estrapolazione grazie alla bellezza e alla nitidezza dalle figure derivanti dalla copia B.
Tuttavia va tenuto conto proprio che sono un dettagliato sistema di indicazioni esclusivo dell'originale.
La sua identificazione è stata possibile non solo grazie alla copia B. ma dalla opportuna possibilità di aver analizzato con più dati un altra stele , la quale ha permesso di identificare con precisione la posizione del cigno principale ,le caratteristiche della scrittura a specchio ha poi permesso di confrontare anche l'altra stele.
Durante laprima analisi disponevo di una sola fotografia incompleta,nella quale mancava la parte superiore, particolare che non aveva permesso un completo confronto, purtroppo fin quando non nascerà una collaborazione e queste ricerche non verranno confrontate con quelle dei codici preistorici, si potrà andare avanti solo cosi con tutte le conseguenze. Cosa ne sarà di tutto il materiale di selce e degli altri utensili e strumenti particolai realizzati in pietra dura, importantissimo, maneggiato e catalogato da persone che non sono in grado di rilevarne e apprezzare le decorazioni mimetizzate nei distacchi lenticolari, come verranno classificate se non sono neanche in grado di stabilirne il pregio e l'importanza.

la chiave di lettura è stata quindi la stele dei due cigni con le onde e le altre figure geometriche. Prima d'ora la scarsità delle documentazioni disponibili non mi avevano permesso di definire questi dettagli. Lincrocio di queste prove contribuiscono a stabilire con sicurezza l'antichità di entrambi i codici geodetici principali, andando cosi a rafforzare l'ipotesi già avanzata della loro influenza nell'assestarsi dei motivi e delle tematiche fondamentali del dualismo preistorico. Se la ricerca internazionale prenderaà in considerazione tali scoperte in breve tempo sapremo se sono anche alla base della sessa concettualità e quindi del evoluzione intelletuale della nostra specie.
Per via di queste sostanziali differenze innovative che tralasciano dettagli importanti e rompono i sicuri sistemi tradizionali della mimetizzazione a discapito dell’interpretazione stessa, possiamo dire che questa stele è traducibile soltanto dopo aver comprovato la chiave di lettura della stele del cinghiale. Pertanto a essa subordinata .


Il riquadro inferiore


Tutta questa stele è riservata alle figure della litolatria B.
stele delle anatre
Un altra stele è dedicata a le figure dell'anatra dove compare due volte in primo piano, una sotto e una sopra, entrambe sono rivolte a destra come sull'originale,uno studio di materiali più dettagliati permettera uno studio incrociato fra le tre steli per chiarire tutte le associazioni posibili dalle quali derivano gli ideogrammi geometrici, dato che sono tutti molto simili.
Anche questa come le altre steli è in parte coperta dal muro e quindi per una conclusione aspetterò maggiori informazioni.

Posso però trarre già da adesso una conclusione molto importante. Con molte probabilità infatti è possibile che il riquadro inferiore su entrambe le steli principali sia riservato alle figure che in queste posizioni sono tipiche solo della litolatria B. Per l’esattezza lo scorpione è presente ben riconoscibile anche sull’originale A ma in tutt’altra posizione, in pratica sarebbe sovrapposto alle immagini della stele del cinghiale.

Le due steli tramandano molte informazioni e descrizioni della litolatria B, che vanno da un apice all’altro della pietra, e che si spingono su entrambe le superfici passando a cavallo di uno dei bordi, ma per essere completa la sua interpretazione mancherebbero però le descrizioni di tutte le figure che si trovano sull’altro bordo. Sottolineo questo perchè ritengo che potrebbe esserci altre steli simili a queste due che completerebbe la serie.
Tutti questi elementi fanno sembrare sempre più queste steli ad una sorta di lavagne didattiche per ricordare nozioni fondamentali che hanno sempre fatto parte dell’intelletto umano.

Prima dei codici geodetici
Dalle eternità del tempo propagini remote di un vissuto lontano e primigenio ,giungono gli echi mai estinti di culti e tradizioni che appartengono agli albori dell’umanità, patrimonio di civiltà misteriose che ancora oggi suscitano un fascino arcano. Segni distintivi lasciati da martelli o asce cerimoniali decorate divenute nei millenni onfalos geodetici,tramandate come astrolatrie o più semplicemente litolatrie ispirano un sapere che cela in sè una sapienza sconosciuta, proveniente da mondi e dimensioni che hanno illuminato fugacemente le tenebre dell’ignoranza e della supestizione rischiarando con la loro fiamma sapienzale la lunga notte delle origini. Regni secretati posti oltre l’immaginazione, situati fra le regioni inesplorate dell’astrale che permea la sfera terrestre e quella non terrestre. Frammenti di questo sapere primordiale, dispersi sul nostro pianeta un tempo dislocati in luoghi di potere che conservano l’impronta indelebile di tale corpus dottrinale, sono giunti fino a noi intatti per tornare nel loro luogo di origine nel momento in cui sono stati rinnegati. Si tratta di un culto senza tempo ,una dottrina stellare che ha conferito alle civiltà che ne possedevano la chiave segreta la possibilità di accedere ad una più vasta conoscenza. Se analizziamo la storia degli insediamenti umani stanziati nel Lazio, per esempio, ci rendiamo conto che quando in altre parti già declinavano civiltà fiorenti e altamente organizzate , il Lazio risultava civilizzato solo a nord dal misterioso popolo etrusco,al confine con la Toscana .Il resto del territorio, al contrario sembra immerso nelle tenebre della preistoria.Sembra.....Un antico tabu imponeva un cosi ferreo rispetto della pietra in quei luoghi considerati sacri, tanto che condizionò la vita di generazioni devote alla loro difesa.Perchè gli antichi romani delle origini erano privi di statuaria?

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