Una scoperta rivoluzionaria : è mio anche il brevetto per utilizzarla al fine di produrre energia pulita a costo zero ma a disposizione di tutti gratiuitamente, peccato che la verità dia sempre fastidio a qualcuno.
LA "TORRE DI SOLLEVAMENTO, IDRAULICA "
O ascensore idraulico,utilizzata dagli antichi costruttori delle piramidi di Giza,si basa sul principio dell’imcomprimibilità dell’acqua, ne esiste anche un modellino in ceramica ,completo di dettagli , rinvenuto nella piramide di Zoser insieme ad altre copie degli antichi strumenti da lavoro ,solo che è stata erroneamente classificata come basamento di un non meglio precisato vaso. coloro che volessero partecipare alla realizzazione di un modello in scala efficente ed automatizzato sono i ben venuti. Pozzi di risalita per galleggiamento ,dovevano anche essere incorporati provvisoriamente all’interno della struttura piramidale in fase di costruzione ,almeno per il sollevamento dei plocchi più grossi.I blocchi non venivano neanche scaricati dalle chiatte,ma ,in questo caso,più semplicemente sollevati aggiungendo acqua alle vasche,operazione che veniva effuttuata attraverso gli stessi ascensori idraulici. Il grosso dei blocchi più "piccoli" veniva trasportato su chiatte scomponibili,sollevato ad un altezza superiore di quella della sua messa in opera,e poi fatto scivolare in loco,su guide attraverso ; mulini nei quali veniva definita la sua forma finale, utilizzando la stessa energia prodotta dalla risalita dei galleggianti,e anche quella ricavabile tramite carucole nel momento in cui questi venivano nuovamente calati verso il basso,in queto modo avremo anche tutta l’acqua a disposizione per lavorare la pietra. il galleggiante con il suo carico veniva spinto dentro la parte inferiore della torre ascensore dopo che una botola aveva chiuso e saparato lo stadio inferiore, impedendo all intera torre piena di acqua di svuotarsi completamente,chiuso nuovamente l ingresso si riempiva di nuovo anche il piano terra compensando la pressione,a questo punto il galleggiante spingeva verso l alto il suo carico riaprendo automaticamente la botola,che subbito dopo si richiudeva da sola,cosi lo stadio inferiore poteva subito essere riaperto, svuotato e nuovamente caricato per un altro trasporto L intuizione di questo procedimento mi è venuta analizzando tutti i dati archeologici a disposizione e soprattutto cercando di capire come furono realizzate le opere ciclopiche ad argine e drenaggio del rio turrite e dei suoi affluenti. Questo spiega anche perche i blocchi utilizzati x questa piramide sono grossomodo tutti delle stesse dimensioni!
INFLUSSI LUNARI
Non si può negare che apparentemente all’interno del nostro sistema solare agiscono vari influssi, molti dei quali non comprendiamo a pieno.tra questi influssi ,è particolarmente forte quello della luna,i terremoti per esempio si verificano con maggior frequenza quando la luna è piena o quando la terra si trova tra il sole e la luna,;quando la luna è nuova o si trova tra il sole e la terra;quando la luna atravera il meridiano della localitàcolpita; e quando la luna tocca il punto di massima vicinanza con la terrara della sua orbita, invero quando la luna raggiunge quest’ultimo punto la sua forza di attrazione gravitazionale aumenta del 6%,accade ogni 27giorni e un terzo,ciò non influisce solo sulle maree, ma anche sui bacini di magma bollente chiusi all’interno della sottile crosta terrestre . objR(’MSGRD’);
Teotihuacan Messico
Lantica città è attraversata da un lungo canale che parte dalla Piramide della Luna,Alfred E.Schlemmer,era un ingegnere che si occupava di previsioni tecnologiche e in particolare di previsioni dei terremoti e su questo argomento presentò un intervento all’undicesimo Convegno Nazionale degli ingegneri Chimici nell Ottobre del 1971 a Città del Messico.la tesi sostenuta da Schlemmer era che probabilmente il Viale non era mai stata una strada. Forse invece, era stato progettato come una serie di vasche riflettenti che,piene di acqua e collegate tra di loro,digradavano attraverso una serie di chiuse lungo la Piramide della Luna situata all estremità settentrionale ,fino alla Cittadella a sud .Secondo Schlemmer il particolare corso d’acqua che egli aveva individuato era stato costruito per svolgere una funzione pratica di "monitor sismico a lungo raggio" nel contesto di "un antica scienza, ormai incomprensibile " Sottolineo che terremoti lontani "possono causare la formazione di onde verticali su una superfice liquida che si trovi dalla parte opposta del pianeta" e suggerì che forse le vasche riflettenti accuratamente graduate e intervallate del Viale erano state progettate " per permettere ai teotihuacani di leggere le onde verticali che vi si formavano la localizzazione e l intensità dei terremoti verificatisi in diverse parti del globo ,in modo da poter predire eventi simili nella loro zona".
Dal libro di Gram Hanchoch "impronte degli dei"
E il tempio della sfinge?La tecnica della lavorazione delle enormi pietre con la quale fu costruito ha dei precedenti nella cultura incas a Cuzco,se ne trova un altro esempio in Egitto solo a Abidos nel tempio di Osiride e anche qui la struttura si trova ad un livello inferiore, tanto che il pavimento risulta sotto la falda freatica e quindi allagato perennemente.
Dal libro di Gram Hanchoch "impronte degli dei"
E il tempio della sfinge?La tecnica della lavorazione delle enormi pietre con la quale fu costruito ha dei precedenti nella cultura incas a Cuzco,se ne trova un altro esempio in Egitto solo a Abidos nel tempio di Osiride e anche qui la struttura si trova ad un livello inferiore, tanto che il pavimento risulta sotto la falda freatica e quindi allagato perennemente.
Recentemente ho potuto dimostrare come stesse a cuore agli antichi egizi la conoscenza per disperdere, energia geofisca degli tzunami oceanici.
Gli etruschi non furono estranei a queste conoscienze, anzi erano all'avanguardia e custodivano saperi dimenticati come dl resto anche i celti, su questo argomento torneremo in seguito per analizzare testimonianze e documentaziono precise. Analizziamo più da vicino quali cognizioni geodetiche avevano sicuramente raggiunto le antiche civiltà.
Le principali caratteristiche geodetiche riportate nelle strutture delle principali piramidi di Giza
CODICE PRINCIPALE DELLE UNITA' DI MISURA
Le differenti sequenze degli spaccati delle principali piramidi di Giza, tramandano e trasmettono sequenze di altrettante formule relative alla geodesia e alla meteorologia. Naturalmente in Europa dove i codici onfalici erano nati, codeste formule interagivano con i vari ecosistemi in altra maniera dai santuari onfalici i sacerdoti i druidi manipolavano all’occorrenza simultaneamente sul territorio italico e d’oltrealpe.
Nei pesi degli Onfalos c’è un messaggio ben preciso:
questo piccolo gruppo di onfalos geodetici con i loro pesi permettono di ricavare non solo tutti i calendari, le misure geodetiche del nostro pianeta e le unità di misura correnti, hanno anche un'altra caratteristica, ed anche questa è molto importante e determinata ancor più da un intrigato gioco delle coincidenze.
Nei pesi degli Onfalos c’è un messaggio ben preciso:
questo piccolo gruppo di onfalos geodetici con i loro pesi permettono di ricavare non solo tutti i calendari, le misure geodetiche del nostro pianeta e le unità di misura correnti, hanno anche un'altra caratteristica, ed anche questa è molto importante e determinata ancor più da un intrigato gioco delle coincidenze.
Le unità di misura e il sistema decimale
Il sistema calendariale più antico conosciuto consta di 366,3 giorni. Tale valore fu scelto poichè consentiva facili calcoli geodetici. E ancora, questo valore è servito a stabilire le unità di misura che tutt'oggi utilizziamo. Per indicare e adattarlo al sistema decimale, fu individuato il coefficiente 27,3 (anch'esso da considerarsi una "costanza geodetica ricorrente")
366,3 x 27,3 = 10.000
La cifra ottenuta oltre ad essere un valore decimale, corrisponde alla misura geodetica tra il polo nord e l'equatore.
CODICE CALENDARIALE
Dividendo 366,3 per 23,51 (durata in ore e minuti del giorno di questo antico sistema) si ottiene il coefficiente geodetico ricorrente più importante: 15,58. Dato che anticamente si dava più importanza al valore simbolico del numero, come negli schemi delle costruzioni che se ne ricavavano, spesso per convenienza omettevano la virgola. Così questa cifra fu utilizzata per tutti i calcoli. Ad esempio sommata al coefficiente precedente 27,3 si ottiene la misura simile a un sessantesimo di grado all'equatore 155,8 + 27,3 = 183,1 la cifra precisa sarebbe 184,265 il quale corrisponde al peso di un'altra litolatria.(la piu grande di questo gruppo) Da questi valori sommati insieme otteniamo la cifra 366,2 pari ai giorni dell'anno. 155,8 + 27,3 + 183,1 = 366,2. Lo stesso coefficiente ha determinato la suddivisione dell'anno in 12 mesi composti di 30 giorni e in settimane composte di 7 giorni, infatti 155,8 : 52 " le settimane dell'anno" otteniamo 29,9 da considerare in giorni la durata del mese.
Altri due codici ricavati dal peso in grammi due altre litolatrie di questo gruppo
76,4 + 79,5 = insieme guarda caso danno ancora 155,8
"76,4" e la latitudine del polo magnetico terrestre, diviso 52 da il ciclo della stella Sirio (1469 anni) moltiplicato per 24 se equiparato ad un sessantesimo di grado all'equatore, corrisponde a una profondità della crosta terreste ove un ipocentro ottimale trovasi a 36 km
"79,5" Questa cifra moltiplicata per 314 da il ciclo della precessione. Moltiplicata per il lato della piramide di Keope, coincide con il valore sessagesimale della zona etnea. Divisa per 71,1 (numero degli anni di un grado della precessione) è simile al valore sessagesimale corrispondente all'altezza dell'atmosfera dove si incendiano i meteoriti. Diviso 366,3 è simile agli anni di una casa zodiacale.
Ancora due codici ricavati dal peso in grammi due altre litolatrie di questo gruppo
63,3 + 92,35 = sommati insieme otteniamo x la sesta volta155,8
"63,3" moltiplicato per 111982 (il peso di un altra litolatria geodetica di questo gruppo) da 7122 che è circa il numero degli anni di un grado della precessione.
"92,35" diviso 360 dà nuovamente il ciclo della precessione e inoltre moltiplicato per dodici dà il valore di "un grado sessagesimale alla LATITUDINE DI GIZA"
"111982" considerando la distanza fra due latitudini, la differenza con la circonferenza all'equatore sarebbe di 80.000 km, circa l'altezza dove si incendiano i meteoriti
"155,8" diviso 71 corrisponde alla "latitudine di Karnak "
In pratica le” poche cifre geodetiche” ricordate dai pesi di queste piccole pietre in grammi, con le quali è possibile costruire la proiezione virtuale del pianeta terra, completa di tutti gli innumerevoli dati che stabiliscono la sua orbita e le sue possibili variazioni nell’arco di migliaia di anni, si possono ottenere da due diverse formule che derivano ognuna da un solo numero, assecondo se è posto in relazione con il calendario o con il sistema sessagesimale di suddivisione in meridiani e paralleli.
La chiave geodetica preistorica laziale dei codici italici
Come prova dell’origine italica ,degli onfalos geodetici che hanno determinato i progetti delle piramidi di Giza ,possiamo analizzare oggi un'altra pietra onfalica dalle caratteristiche geodetiche. Si tratta di una pietra di 126 grammi ” precisi”,che testimonia anche essa con il suo peso questa particolare chiave matematica geodetica. La particolarità di questo numero a tre cifre è quella di essere relazionabile con gli altri codici geodetici già presentati, attraverso moltiplicazioni e divisioni (un po’ come la cifra 155,8 ) con tutti meno uno, questo è proprio il coefficiente che riconduceva alle coordinate di Giza (92,35 ).
Il secondo schema
Il codice 126 si riconduce alla cifra 10000,utilizzata per ricordare il sistema decimale attraverso la misurazione della distanza tra polo nord e l’equatore, moltiplicandola con la cifra 79,5 ,la quale come abbiamo già visto è uno dei codici fondamentali irremovibili .
(moltiplicato per la sua metà 126 per 63 circa il codice di Iside ,otteniamo 7938il quale moltiplicato ancora 126 da100188 , oppure 10000 :126 = 79,35
oppure 10000 : 79,38 = 125,976 . oppure 10000 : 79,35 = 126,03 .Sull’oscillazione di questi valori è probabile che si svilupparono le principali varianti di calcolo.)
126 diviso 60 (il coefficiente del sistema sessagesimale ) = da la cifra 210 che sommata al primo dei “codici copia”155,8 = dà 366,(sostituisce il 27’3).
126 per 60 = 756 corrisponde in oltre alla latitudine del polo magnetico, ma con un grado circa di differenza.
Dal rapporto tra 10000 e 366,8 si avrebbe comunque il coefficiente 27,3 indispensabile per ricavare i pesi degli altri due codici geodetici , 155,8 + 27,3 = 184265 (equatore ).
Va ricordato in oltre ,che la somma dei primi tre codici qui elencati 126 + 79,5 + 155,8 è = 361,3, non è solo una coincidenza se corrisponde proprio con l’antico sistema conosciuto per regolare il calendario solare attraverso l’aggiunta di altri 5 giorni (detti nefasti) utilizzato sia nell’antico Egitto sia in centro America.
Questo spiega l’importanza della litolatria ,denominata di Nettuno(79,50grammi), nell’area centro italica ,tanto da essere ricordata con le sue particolarità stilistiche sulle selci locali. E alla quale anche nell’antico Egitto venne dedicata una città con un suo sistema religioso. Da questa constatazione si può dedurre che è proprio dal più antico doppio utilizzo ,del coefficiente “ 60 “ che deriva con ogni probabilità l’utilizzo del sistema sessagesimale e probabilmente dalla cifra 361, la prima suddivisione del cerchio in 360 gradi. L’invenzione dei quali va quindi rivendicata in area tosco- laziale.
Il codice 126 se accompagnato da un altro peso di 24 grammi permetteva di fare
molto semplicemente molte operazioni utilizzando una comune bilancia. (126 +240 = 366)
126 – 24 =102 equivalente all’etto. Oppure 126 – (8per 3)=102
126 + 24 = 150 equivalente ad un etto e mezzo. 126 + (8per 3) = 150
126 per 24 = 3024 equivalente a tre chilogrammi. 126per(8per3)=3024
126 per 8 = 1008 equivalente a 1 chilogrammo.
126 diviso 24 = 5 grammi circa.
Ma soprattutto questo sistema numerico permetteva anche di essere usato come una sorta di computer per fare calcoli matematici, geodetici, metereologici, calendariali e astronomici. Era sufficiente una sorta di pallottoliere che oltre asservire il sistema metrico decimale e quello sessagesimale era sottodiviso in 126 e 8 parti. Lo scarto era facilmente detraibile alla fine perché sempre pari. Non dimentichiamoci che inoltre con queste due cifre si racchiude quindi tutta la matematica e la geometria ,Sono quindi i sistemi più semplici per imparare a ricordare tutte le nozioni della conoscenza e per trasmetterle.
Le decorazioni del codice di 126 grammi, non sembrano riconducibili alle decorazioni standard del codice principale di 366,3 grammi, tuttavia in esso sono evidenziate a colori le rappresentazioni più antiche, le quali risaltano una fiera colpita da scia luminosa mentre il cacciatore con il copricapo a testa di lupo, difende i suoi compagni e i suoi animali domestici, in oltre sono collegate ai più antichi culti della Sfinge laziale.
Cosa significa a questo punto avere due diverse formule tanto potenti? Possiamo fare diverse ipotesi !La prima e più probabile, dato che è più logico supporre che tali conoscenze siano state raggiunte per gradi (a meno che non sono state dettate da qualche creatura aliena in un lontano passato),è che abbiano influito e determinato il clima con i loro schemi, e che si siano susseguite in lunghi periodi diversi. Parlo di schemi diversi perché si determinano, da ognuna, sostanziali differenze a livello del polo magnetico di un grado. Tale differenza qualora coinvolgesse per attrazione il polo terrestre tenderebbe a spostare sensibilmente anche la fascia temperata. Per essere più chiaro negli ultimi tempi l’ago della bilancia della separazione climatica del nostro paese in inverno rispetto alla sensibilità dell’essere mano era localizzabile nel Lazio, a sud temperature più miti ,a nord temperature più basse. Con una variazione di formula che esclude tutto il sistema megalitico più recente da noi conosciuto comprendente anche le varie piramidi disseminate sul globo, semplicemente disattivando il suo cuore pulsante ,allora avremo una variazione verso nord ,per la quale anche l’area temperata si sposterebbe di conseguenza dal Lazio verso regioni più a nord. E’ forse ciò che è già accaduto? Da questo punto di vista si può dedurre allora un seconda ipotesi, secondo la quale uno dei due schemi vada interpretato al di là delle formule propiziatorie che include, anche come sistema di sicurezza e di riserva, questo sarà anche quello più antico che affonda le sue radici e si regge oltre che attraverso il megalitismo, su quella ragnatela elettromagnetica delle selci disperse fin dall’inizio dell’avventura umana, che sommate a naturali campi elettromagnetici del terreno hanno dato luogo ad una metamorfosi ben più difficile da annientare, tutto ciò potrebbe però avere i suoi inconvenienti. 1)Potrebbe essere irreversibile. 2)Era sicuramente studiato e progettato per essere idoneo a delle comunità:preistoriche di cacciatori raccoglitori e non di agricoltori.
3) Potrebbero risvegliare quei delicati equilibri dettati dalle fatali formule propiziatorie per la raccolta del ferro meteoritico, che si sono evolute per tutta la preistoria, fino a quando non furono capovolte a seguito della conquista della metallurgia, ovvero quando si riuscì a fondere ed estrarre il ferro dai depositi minerali. 4) potrebbero essere alternate da periodi estremamente freddi intervallati da prolungate siccità. 5) l’attività sismica e vulcanica potrebbe intensificarsi bruscamente con parametridiversi da quelli studiati fino ad oggi.
Queste naturalmente sono solo ipotesi, avvallate dalle recenti variazioni climatiche, se si verificassero ancora allora la causa andrebbe ricercata anche nella distruzione avvenuta negli ultimi anni dei siti periferici alla valle del Rio Turrite. Quello che invece dobbiamo assolutamente impedire è che venga disattivato anche il secondo equilibrio, la minaccia è reale se non si avrà maggior interesse e cura di questi siti che la natura ci ha dato e tramandato intatti e che i nostri avi avevano imparato a rispettare e difendere. La gravità delle conseguenze non sono calcolabili, ma non credo che le ripercussioni siano lente ad avere effetto, come gli scienziati ipotizzano. Secondo me un irrigidimento climatico provocato da una fratturazione e interruzione multipla nel cuore del sistema, una volta avviato in pochi anni raggiungerebbe già livelli di inospitabilità.
Molte delle più piccole e dimenticate o magari estinte sorgenti,di questa valle è possibile che siano del tutto artificiali realizzate con il sistema delle gallerie drenanti artificiali ma non del tipo scavato nella roccia, piuttosto ,realizzate con una copertura di massi e altri materiali di riporto arricchite con selce e altre pietre dure.
Queste particolari tipologie di costruzioni venivano utilizzate anche per garantire la portata a valle delle acque degli affluenti minori, e magari anche il riprodursi della trota. Sapendo che il megalitismo non si poneva certo limiti di progetti e grandezza, è possibile ipotizzare che ciò possa essere stato realizzato in grande anche laddove necessitava lungo le turriti principali. Qualora fosse sistematicamente ridotta la portata d’acqua si andrebbero comunque a creare anche delle condizioni per accedere nelle parti più profonde delle grotte che caratterizzano questi corsi d acqua(tanto da avrli fati scegli come esmpio per i culti delle acque ed esportati come esempio a livello sciamanico in tutto il mondo), un accesso non controllato e tutelato, (perché non previsto ufficialmente nei progetti) a degli ambienti incontaminati troppo preziosi per tutto l’ecosistema. Questo potrebbe anche essere uno dei punti elettromagnetici più nevralgici a rischio e pericolosi. Chi è in grado di verificare con le dovute strumentazioni e garantire che non vi siano dei rischi di distruzione irreversibili in anticipo sull’attuazione dei progetti come quelli delle centraline idroelettriche? È falso pensare che anche la più antica parte di conoscenze trattate in questo argomento siano ormai solo una scienza del tutto dimenticata, casomai è vero il contrario, in quanto non si dà la possibilità di fare pubblicazioni e studi specifici approfonditi sull’argomento. La mia attività di ricercatore coronata da un gran numero successi nella prevenzione e di ritrovamenti in breve tempo e in diversi paesi, è la dimostrazione di quanto questo sia una realtà. Anche se la mia attività inizialmente era determinata dalla prevenzione sismica e dagli interventi anti siccità, presto ha dotato l’archeologia di una nuova figura specializzata “il cacciatore di onfalos o marteli asce cerimoniali“ o se preferite il “disattivatore preventivo”. Figura che malgrado il ruolo dell’autorità che riveste detenendo record per il gran numero degli interventi portati a termine, delle scoperte e dei ritrovamenti, potrebbe non poter portare a termine il suo lavoro, se i siti individuati invece di essere tutelati, nonostante siano patrimonio indiscusso dell’umanità, vengono distrutti sistematicamente come se nulla fosse per omertà e con scuse banali o peggio con premeditazione. Presto o tardi bisognerà accertare questi fatti perché sarà impossibile nasconderli o faranno dell’Italia sempre più un incresciosa realtà davanti agli occhi di tutto il mondo e data l’emergenza chiunque ostacola queste ricerche potrebbe diventare a sua volta il diretto obbiettivo di ritorsioni future provenienti dai luoghi più impensati. Figuriamoci le conseguenze per chi distrugge tali patrimoni.
Personalmente ho potuto constatare che è possibile individuare sul territorio italiano e in breve tempo, un gran numero di allineamenti tra massi megalitici e piccole sorgenti o exsorgenti antiche. Fino a tracciare un fitto reticolo sulle carte topografiche, semplicemente aggiungendo quei punti che avevo indicato sulle cartine per indicare i siti in cui erano stati individuati piccoli manufatti o frammenti in superficie emersi a causa dell’erosione. Il prolungamento spontaneo di queste linee verso le punte dei rilievi, le sorgenti, i massi e le grotte, sulla cartina ha permesso cosi di individuare siti megalitici insospettabili e mimetizzati che si trovavano proprio su quelle direttrici disegnate. Cosi come altre sorgenti, altri siti preistorici, e anche grotte sconosciute. Quale di queste linee siano più importanti è quasi impossibile da stabilire, fanno tutte parte di una capillare rete del nostro delicato ambiente (come un sistema respiratorio circolatorio di un essere vivente).
Cosa ne pensate voi di fronte al fatto che i primi onfalos a forma di conchiglia siano stati individuati a seguito delle prime forti siccità che nel lazio furono seguite da intensificarsi dell attività geofisica, proprio a causa di repentini sbalzi gravitazionali isolati che hanno indicato il punto preciso sul terreno dove si trovavano . E spesso rozzi onfalos sono ancora collocati nelle strette vicinanze delle sorgenti incontaminate, soprattutto vicino alle polle e alle risorgive. Perché molti dei massi megalitici di riferimento hanno l’insospettabile forma accennata degli onfalos spiraliformi? Chi potrà continuare a raccogliere i pezzi di questo puzzle che sta sgretolandosi e poi ricollocarli al loro posto? Dopo una prima fase di ricerca e indagine ,una seconda di studio dei ritrovamenti ,la terza e più importante è oggi impossibile da portare a termine perché non sembra interessare a nessuno ansi l’argomento è ancora tabù e ci si appresta a cancellare le prove. Personalmente io ho svolto la mia inchiesta per responsabilità personale e per difendermi dalle avversità, perché di fatto i miei avi sembrano essere stati custodi e testimoni malgrado a loro insaputa, di questi tesori ma questo non significa che per dovere ciò non dovesse essere fatto dalle autorità e dagli enti competenti che invece come parassiti si mangiano i finanziamenti e il potere politico e sociale diffuso dal prestigio della conoscenza scaturito da quindici anni di duro lavoro, prestigio che dovrebbe invece essere usato per fini diplomatici e per la pace nel mondo. Questo lavoro è stato invece portato avanti a mie spese e con solo mezzi di fortuna ed è solo un miracolo se oggi tutto ciò e stato riunito e reso comprensibile.
Perché è vitale il patrimonio megalitico con il suo cuore pulsante sito nella Turrite cava.
In novembre è stata pubblicata sul mensile Hera, il quale tratta soprattutto temi di archeologia, la prima parte di un articolo con un’intervista molto attesa ad un fisico di scienze dell’agricoltura, specializzato anche sui siti megalitici. Ciò che afferma su questa intervista lascia senza parole ed è sufficientemente comprensibile anche per i non addetti ai lavori. Anche se vi sono alcuni punti “chiave” discutibili, nei quali solo un esperto può intuire il perché si prendono le distanze dalle responsabilità e dalle problematiche che emergono dall’argomento.
anche se considero alcune affermazioni discutibili,
1) ”Tali siti vennero eretti per amplificare solo i campi elettromagnetici naturalmente presenti nel luogo di costruzione”.
È stato dimostrato proprio dagli innovativi sistemi di indagine ,(gli unici che dopo 2000 anni di ricerca hanno portato al ritrovamento degli onfalos geodetici preistorici più contesi dalle antiche civiltà), basati sull’analisi dei campi elettromagnetici irregolari del suolo, che tali siti si sono poi rivelati artificiali e non naturali, per diretta conseguenza dell’accumulo intenzionale e non delle selci preistoriche e altri manufatti di pietra dura sia del posto che proveniente da altre aree. Negli stessi siti c’è la possibilità anche di trovare la presenza di materiale dello stesso tipo ma di carattere votivo, sovrapposto anche in epoche più recenti fino al periodo etrusco. Fin dalla più buia e profonda preistoria dell’umanità, ovvero fin da quando i primi esseri umani hanno cominciato a sbriciolare e disseminare i frammenti degli utensili che fabbricavano o utilizzavano che queste schegge e i minuscoli frammenti si sono accumulati, anche negli strati più profondi del sottosuolo, lungo le piste di collegamento più battute, i sentieri migratori e di caccia, tutti i passi, le alture di avvistamento e soprattutto i tracciati che collegavano le sorgenti con i loro punti di riferimento, come megaliti e grotte. L’esperienza di centinaia di migliaia di anni di preistoria ha consentito all’essere umano (ma non solo) di sviluppare quelle conoscenze, nozioni e qualità per riconoscere e orientarsi ripercorrere e sfruttare quelle caratteristiche derivanti da quella immensa ragnatela magnetica artificiale, in grado di attirare anche l’acqua, disseminata dai suoi predecessori. L’erosione e la distruzione involontaria hanno fatto sì che nei millenni questa potesse giungere fino ai nostri tempi solo in parte.
Ma in un'altra epoca è esistito l’evidente progetto per il potenziamento e la salvaguardia di questo delicato equilibrio maturato ed evolutosi nel tempo, questo fu fatto attraverso il megalitismo specializzato mirato ad ottimizzare il territorio a misura d’uomo. Quindi come si fa a parlare in generale, di campi elettromagnetici naturalmente presenti nelle are dove sono stati eretti i megaliti, senza un’ispezione archeologica più che dettagliata ma che non sia invasiva e rischiosa quindi per l’ecosistema circostante? È fin troppo evidente che in tempi cosi lunghi è stata l’acqua stesa attraverso erosioni ed infiltrazioni a scavarsi la strada nel sottosuolo attratta da questi campi elettromagnetici, lo stesso fenomeno che per conseguenza delle prime siccità sul finire degli anni 80 ha portato le scarse piogge successive e concentrate in aree ristrette, all’erosione di quei siti con le caratteristiche più sensibili. Erosioni che hanno riportato alla luce in maniera “naturale” volta per volta anche i reperti più significativi che hanno dato slancio ai miei programmi di ricerca con indirizzo non solo geologico ma anche archeologico nel Lazio e nel nord della Toscana. Anche per questa relazione magnetica, si trovano depositi di materiale votivo di selci non specifico al culto locale e altri manufatti di pietra anche grezzi molto antichi a ridosso di sorgenti. Servivano a garantire e a potenziare le caratteristiche magnetiche di quelle che erano le più preziose fonti d’approvvigionamento di acqua potabile.
aggiungere germinazione..................................................
Un breve quadro riassuntivo e i nuovi presupposti alla luce delle nuove prove.
I dati più significativi ci indicano senza dubbio che le costruzioni antiche più imponenti tramandateci dalle antiche civiltà si trovano nei siti che occupano semplicemente per via della loro funzione alla quale assolvevano secondo un disegno ed un progetto globale, e che quindi; Per quanto le civiltà che le ospitarono ne furono probabilmente le artefici, queste vi furono sicuramente coinvolte , con o senza il loro consenso.
A Giza troviamo immense costruzioni che ci tramandano, attraverso i loro proggetti, conoscenze ottimizzatrici della totale attività sismica terrestre, combinate con altre conoscenze, oramai dimenticate relative ai corpi celesti che entrano e non nell'atmosfera terrestre, il tutto impostato su una o più orbite terrestri lunghe 25000 anni.
In Gran Bretagna ritroviamo gli stessi precisi progetti utilizzati per disseminare l'intera area di Silburi il, di un nummero incalcolato di massi megalitici, distribiiti agruppi di diverso tipo, ai quali, quantomeno dobbiamo per forza della matematica riconoscere almeno le stesse funzioni ed una comune origine, considerato quanto fossero ermetici i progetti stessi.
A dodici chilometri infatti ritroviamo il famoso stonehenge, grandioso e altrettanto antico osservatorio luni-solare, nel quale, grazie proprio alla sua ricercata posizione era, (una volta terminato) stato possibile prevedere le eclissi.
Abbiamo sopra visto quanto siano influenti le alcuni processi lunari sulla geofisica terrestre e quindi, chiaro quale fosse il preciso collegamento fra queste lontane aree. Anticamente in ogni regione vi era un centro onfalico oracolare e questi erano tutti in stretto contatto fra di loro utilizzando messaggeri con priorità assoluta e i piccioni viaggiatori per le le distanze maggiori.
Forse gli antichi druidi e sacerdoti non riuscivano a monitorare in tempo diretto come possiamo fare noi oggi, ma sicuramente erano perfettamente in grado raccogliere tutti i dati che gli occorrevano in brevisimo tempo.
Tutto ciò spiega l'esistenza delle vasche per il monitoraggio sismico, e la loro distribuzione in tutte le antiche civiltà fin dalle prime testimonianze. A questo va aggiunta l'incredibile esperienza che dovevano aver accumulato in migliaia e migliaia d' anni di esperienza, che gli permetteva di trarre conclusioni più dettagliate nel settore della ciclicità degli eventi. Naturalmente stagni di acqua , comunissimi nelle grotte e pozzi sacri erano al centro di una ragnatela globale dei culti delle acque che andò via via sempre più espandendosi.
La domanda interessante è : quanto tempo occorse affinche l'uomo fosse in grado di calcolare le eclissi?
Personalmente sono del parere che il principale obbiettivo di questi monitoragi fosse quello di individuare quei periodi (simili a quello appena trascorso), durante i quali l'attivita sismica del nostro pianeta aumenta di intensità e frequenza.
In un lontano passato tali fasi erano sicuramente più intense e forti, se a ciò aggiungiamo quali dovevano essere le ripercussioni sulla già molto intensa attività vulcanica, emerge uno scenario a rischio di effetto serra dovuto alle ceneri in grado di raffreddare notevolmente l'intero pianeta in breve tempo. Ma il ricordo di climi freddi doveva ancora essere vivo in quegli uomini che si apprestavano a strappare ai ghiacci nuove terre da colonizzare, e questo li indusse a fare sforzi e progetti grandiosi per scongiurarne un improvviso ritorno.
Stonehenge
Nei paesaggi dell'Irlanda e della Gran Bretagna sono disseminati antichissimi "monumenti" megalitici: menhir, dolmen, pietre oscillanti e cromlech. Eppure queste pietre gigantesche furono collocate e ordinate secondo precisi calcoli astronomici da popolazioni all'apparenza primitive. Ma perché comunità dalla "economia di sussistenza" sentivano il bisogno di determinare con matematica sicurezza solstizi e movimenti lunari?
Nella piana di Salisbury nel Wiltshire, circa 130 km a sud-ovest di Londra, si erge un altro calcolatore di tempi e stagioni, questa volta di pietra. Mi riferisco al più celebre monumento preistorico di tutta Europa, e forse anche del mondo: Stonehenge.Secoli di studi non sono riusciti a risolvere il mistero di chi abbia costruito Stonehenge e perché, ma in ogni caso la scienza moderna ha potuto svelare molti dei suoi segreti. E ormai ampiamente assodato che sin dalle sue origini è stato un osservatorio astronomico, allineato esattamente con i punti fissi di Sole e Luna.
Esami al radiocarbonio hanno da tempo confermato che Stonehenge risale a qualcosa come 4800 anni fa. Questa sorprendente datazione è stata inizialmente messa in ridicolo, poiché secondo i paradigmi storici nessuno in quell'epoca poteva avere in Inghilterra le conoscenze necessarie per progettare o per costruire un simile complesso..
Esami al radiocarbonio hanno da tempo confermato che Stonehenge risale a qualcosa come 4800 anni fa. Questa sorprendente datazione è stata inizialmente messa in ridicolo, poiché secondo i paradigmi storici nessuno in quell'epoca poteva avere in Inghilterra le conoscenze necessarie per progettare o per costruire un simile complesso..
Nel marzo 1996, l' "English Heritage" annunciò i risultati di un approfondito studio riguardante Stonehenge. Vennero impiegate analisi matematiche innovative e i più recenti procedimenti al radiocarbonio che danno margini di errore di non più di 80 anni. Questo recente studio colloca il monumento a circa il 2965 a.C. (+/- 2%), quindi a una data antecedente a quelle sino ad allora ipotizzate.
Dopo attenti esami gli archeologi sono giunti alla conclusione che la disposizione del monumento è stata modificata più volte nel corso della storia. La versione più antica presentava un'area circolare, nota come "henge", aveva più di 91 m di diametro e tutt'intorno correva un fossato ad argine rialzato. Uno degli aspetti più interessanti di Stonehenge risale proprio a questa sua prima fase. Quattro pietre angolari, posizionate ai margini del cerchio in modo da costituire un rettangolo, segnavano una serie di allineamenti relativi al complesso ciclo lunare di 19 anni.Probabilmente contemporanea a questa prima fase è anche una serie di 56 misteriosi buchi che formano una sorta di cerchio appena all'interno dell'argine. Uno dei misteri più avvincenti di Stonehenge è come mai questi buchi, noti come Buchi di Aubrey - in onore di John Aubrey che li scoprì nel XVII secolo - siano stati riempiti immediatamente dopo essere stati scavati.La costruzione iniziale rimase praticamente inalterata per 300 anni, ma poi fu sottoposta a una serie di drastiche modifiche. Intorno al 2700 a.c.
80 pietre a base di solfato di rame, pesanti ognuna 4 t, vennero trasportate dal Galles lungo un percorso di oltre 400 km e collocate a doppio cerchio all'interno dell'area circolare. Fu proprio l'introduzione di queste pietre a rendere il luogo, per la prima volta, un "stone henge", ovvero una rotonda in pietra.Non è però chiaro se i cerchi in pietra siano mai stati completati, giacché verso il 2665 a.C. (+/- 7%) i costruttori adottarono un approccio totalmente nuovo. Le pietre vennero rimosse e sostituite con enormi massi di arenaria, noti come pietre "sarsen". Questi massi, pesanti dalle 40 alle 50t ciascuno, vennero in qualche maniera trasportati dai Marlborough Downs, (L'area del progetto unitario) dodici miglia più a nord, attraverso un fiume e superando salite.Vennero quindi eretti in modo da formare il "Sarsen Circle", costituito da 30 massi posti in verticale e uniti tra loro da archi travi sagomate in modo da formare, una volta messe insieme, un anello continuo la cui stabilità era garantita da un sistema di mortase del genere usato dai carpentieri.
Molte di queste enormi pietre sono ancora oggi nella loro posizione verticale e ci permettono di immaginare come Stonehenge dovesse essere al tempo della sua massima gloria.Una pietra di 35 t, nota come "Reel Stone", può anch'essa essere fatta risalire alla prima fase di Stonehenge. Si ritiene che questa pietra, alta 4,5 m e conficcata nel terreno per 1,2 m, venisse impiegata per scopi astronomici, probabilmente per osservare il sole. Questo potrebbe spiegare l'origine delsuo strano nome, Heel, che molti ritengono derivi dalla parola greca helio. Esattamente come venisse adoperata è ancora tema di discussioni, ma la sua attuale collocazione a una trentina di metri dal cerchio, in un punto opposto all' entrata, è in linea con l'asse che si riferisce al tramonto nel solstizio d'inverno.
In seguito, i costruttori decisero di trasportare sul luogo massi ancora più grandi. Cinque paia di enormi pietre sarsen, unite nella parte superiore da architravi, vennero erette nel centro del cerchio sarsen in modo da formare una sorta di ferro di cavallo. La costruzione di questi triliti alti 4 m, che hanno reso celebre Stonehenge, risale a circa il 2270 a.C. (+/- 7%), e alcuni di essi appaiono tuttora in ottime condizioni. Le pietre a base di solfato di rame, dette "pietre azzurre", vennero reintrodotte a Stonehenge intorno al 2155 a.C. (+/- 6%). Una di esse, la "pietra dell' altare", alta 4,8 m, venne collocata in posizione verticale al centro del complesso. Due cerchi concentrici di pietre simili vennero di sposte tra il "Sarsen Circle" e i triliti. Infine, verso il 2100 a.C. (+/- 8%), diciannove di queste pietre vennero disposte in modo da formare un ferro di cavallo all'interno del complesso di triliti.
Verso il 2000 a.C., i costruttori pensarono di costruire un'ampia strada, nota come "Avenue", il cui segmento più antico è lungo 600 m. In tempi successivi furono aggiunti altri due segmenti fino a raggiungere il fiume Avon distante 3,2 km. Nessuno ha mai spiegato a cosa servisse una via di accesso così estesa. E possibile che il primo segmento, rettilineo, fosse un ampliamento di una via di accesso precedente oppure di un sentiero databile al periodo iniziale di Stonehenge, vale a dire a 1000 anni prima.
Dopo questa fase di intense attività, tutto si acquietò per qualcosa come, 500 anni; quindi vennero aggiunti i cosiddetti buchi "Y e Z". Da quel momento il luogo fu abbandonato.
Stonehenge è un posto insolito, nel senso che sono stati gli astronomi più che gli archeologi ad avviarvi delle ricerche. Già nel 1740 William Stukeley scoprì che l'asse centrale di Stonehenge dalla pietra dell' altare alla Heel Stone e alla Avenue sono allineate con il punto del sorgere del sole nel solstizio d'estate. Questo allineamento è stato inequivo-cabilmente confermato da Sir Norman Lockyer. Le discussioni tra gli esperti si sono spostate su altri possibili allineamenti astronomici, soprattutto a motivo del fatto che molte delle caratteristiche di Stonehenge rimangono oscure. Nel 1963 si è pensato che il complesso forse serviva per osservare e prevedere gli equinozi e non soltanto i solstizi.
Poi, nel 1964, Cecil Newham sbalordì il mondo accademico asserendo che Stonehenge poteva essere stato usato anche come osservatorio lunare, come faceva supporre il rettangolo formato dalle quattro pietre angolari. I suoi studi vennero confermati dal professor Gerald Hawkins, il quale compì diverse ricerche negli anni 1963-6526: adoperando analisi al computer dimostrò che Stonehenge non presentava soltanto allineamenti ai cicli lunari, ma che era stata predisposta per predire anche le eclissi della Luna. Queste conclusioni sconcertarono l'establishment scientifico, poiché i cicli lunari sono assai più complessi di quelli solari e non era pensabile che un popolo neolitico potesse disporre di tali avanzatissime conoscenze astronomiche.Il critico più acceso fu Richard Atkinson, dello University College di Cardiff, il quale ritenne che qualsivoglia allineamento lunare doveva essere preso come pura coincidenza.
Ma persino lui dovette cedere in seguito ad ulteriori studi compiuti prima da Alexander Thom, un professore di ingegneria della Oxford University, e poi dal prestigioso astronomo e matematico Sir Fred Hoyle.Alexander Thom pubblicò un'approfondita analisi di Stonehenge intorno alla metà degli anni Sessanta, confermando le funzioni originarie di Stonehenge sia in chiave lunare sia solare; era evidente, scrisse Thom, che Stonehenge era stato costruito in un una punto senza eguali, giacché in nessuna altra parte le linee formate dal rettangolo delle pietre angolari poteva puntare esattamente verso gli otto punti chiave dell'osservazione della Luna. Se Stonehenge fosse stato eretto soltanto pochi chilometri più a Nord o più a Sud, questi rapporti geometrici non avrebbero funzionato.
Quando Sir Fred Hoyle confermò questi risultati, il che avvenne intor no alla fine degli anni Sessanta, la teoria lunare si fece improvvisamente accettabile. Hoyle dichiarò che Stonehenge non soltanto era. stata un osservatorio, ma anche un mezzo per predire eventi astronomici;difatti: e' possibile che i costruttori di Stonehenge siano arrivati sulle Isole Britanniche da altrove, proprio con il proposito di ricercare questo allineamento rettangolare... così come il moderno astronomo sovente cerca lontano dalla sua usuale sede di lavoro i luoghi migliori per costruire i suoi telescopi.La conclusione incontestabile è che chiunque abbia progettato Stonehenge doveva conoscere in anticipo la precisa estensione dell' anno solare nonché quella del ciclo lunare.
Ciò che soprattutto colpisce è il fatto che questi antichi astronomi avevano l'abilità di individuare precise località dalle quali fosse possibile misurare il ciclo lunare di diciannove anni. Oggi molti testi di consultazione si mostrano comprensibilmente riluttanti a citare le prove raccolte a proposito di Stonehenge, in quanto la storia convenzionale semplicemente non sa spiegare l'avanzata tecnologia in possesso di coloro che arrivarono in quei luoghi 5000 anni fa.
Fonte: Alan Alford
Culti onfalici
Stukeley fu uno strano personaggio. Medico, si interessava più alle pietre ritte che abbondano nello Wiltshire, che non alla medicina. Fin dalla più tenera infanzia, visse in mezzo a quei cerchi magici di pietre elevate, di allineamenti geometrici, e li interrogava. Li abbandonava solo per meglio pensare ad essi. Al ritorno, attratto dal loro mistero, chiedeva ad essi in ginocchio il segreto della loro simmetrica disposizione. Un giorno, dopo anni di pazienza, di studi e di meditazioni, ritenne di averlo scoperto. Ecco, secondo lui. il segreto:
Sulla collina Hakpen esiste un piccolo cerchio che precede un viale formato da sei o otto pietre, orientate da est a ovest. Fra Kennet e Avebury, vi è un altro viale che conduce ai cerchi, ma con direzione nord-sud. Se si congiungono questi frammenti con una linea curva e si sa guardare, si distingue perfettamente che Hakpen è la testa di un serpente, il viale il suo corpo e Avebury è una parte sinuosa del corpo, la cui coda si trova tracciata - più lontano - dalle due pietre del dolmen chiamato "Rifugio della pietra lunga" e situato a mezza strada tra Avebury e l'estremità dell'animale.
Che cosa si nota a Stonehenge? Torniamo al nostro punto di osservazione e precisamente il centro del monumento. Da qui. il 21 dicembre, si scorge il tramonto del sole proprio a sinistra della pietra più alta, quella che segna il posto del gruppo di due pietre poste verticalmente sormontate da un architrave. Ossia, quando il monumento era intatto, il sole appariva inquadrato in quella porta rocciosa.
Nel 1912, John Abercromby fece al riguardo una osservazione molto pertinente. Sino allora, seguendo le conclusioni un poco arrischiate di Sir Norman Lockyer, dei suoi predecessori e dei suoi discepoli, si riteneva in generale che Stonehenge fosse un monumento associato ad un culto solare e che la grande festa di tale culto avesse luogo nel solstizio di estate, il 21 giugno. Con molta sagacia, Abercromby fece notare che non vi è alcun tempio, in qualsiasi religione, nel quale, una volta entrati, si ritorni verso l'ingresso per porsi di fronte al punto dove si celebra il culto. Sembra dunque improbabile che l'oggetto del culto celebrato a Stonehenge sia stato il sole del solstizio di estate. Al contrario si può benissimo supporre che sia stato piuttosto il sole del solstizio di inverno, in quanto in quel periodo poteva apparire inquadrato nel grande arco centrale del monumento.
Sulla collina Hakpen esiste un piccolo cerchio che precede un viale formato da sei o otto pietre, orientate da est a ovest. Fra Kennet e Avebury, vi è un altro viale che conduce ai cerchi, ma con direzione nord-sud. Se si congiungono questi frammenti con una linea curva e si sa guardare, si distingue perfettamente che Hakpen è la testa di un serpente, il viale il suo corpo e Avebury è una parte sinuosa del corpo, la cui coda si trova tracciata - più lontano - dalle due pietre del dolmen chiamato "Rifugio della pietra lunga" e situato a mezza strada tra Avebury e l'estremità dell'animale.
Che cosa si nota a Stonehenge? Torniamo al nostro punto di osservazione e precisamente il centro del monumento. Da qui. il 21 dicembre, si scorge il tramonto del sole proprio a sinistra della pietra più alta, quella che segna il posto del gruppo di due pietre poste verticalmente sormontate da un architrave. Ossia, quando il monumento era intatto, il sole appariva inquadrato in quella porta rocciosa.
Nel 1912, John Abercromby fece al riguardo una osservazione molto pertinente. Sino allora, seguendo le conclusioni un poco arrischiate di Sir Norman Lockyer, dei suoi predecessori e dei suoi discepoli, si riteneva in generale che Stonehenge fosse un monumento associato ad un culto solare e che la grande festa di tale culto avesse luogo nel solstizio di estate, il 21 giugno. Con molta sagacia, Abercromby fece notare che non vi è alcun tempio, in qualsiasi religione, nel quale, una volta entrati, si ritorni verso l'ingresso per porsi di fronte al punto dove si celebra il culto. Sembra dunque improbabile che l'oggetto del culto celebrato a Stonehenge sia stato il sole del solstizio di estate. Al contrario si può benissimo supporre che sia stato piuttosto il sole del solstizio di inverno, in quanto in quel periodo poteva apparire inquadrato nel grande arco centrale del monumento.
L'ASTRONOMIA E LE VASCHE MONUMENTALI DEI CELTI di Adriano Gaspani
L'analisi della struttura dei Nemeton, cioe' dei recinti sacri, costruiti dai Celti durante l'eta' del Ferro suggerisce che l'Astronomia rivesti' un ruolo fondamentale sia nella scelta dei siti in cui furono edificati sia nella loro orientazione rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali sia nella definizione della struttura costruttiva. Capita di frequente di trovare all'interno degli oppida delle vasche rituali dotate di efficentissimi sistemi di canalizzazione atti al rifornimento idrico. I reperti archeologici suggeriscono che i criteri costruttivi furono tali da indurre gli archeologi a classificare tale vasche come "bacini monumentali" sia dal punto di vista della qualita' e della quantita' dei materiali litici impiegati sia per quanto riguarda le loro dimensioni. Gli archeologi hanno trovato traccia di quaste costruzioni in svariati oppida celtici tra i quali vanno segnalati Bibracte, Argentomagus, Glanum, Marsiglia, Lugdunum, Bourges, Vaison, Mackwiller (Basso Reno), Metz, Lons-le-Gaunier (Jura), Saint Maur e in alcuni santuari quali quello di Montbui e quello posto presso le sorgenti della Sequana, (il nome gallico della Senna, il fiume che attraversa Parigi). Generalmente la forma delle vasche rituali e' quadrata o rettangolare come nel caso di Marsiglia, Lione, Bourges e Vaison, ma non mancano casi di vasche semicircolari come a Glanum o di forma circolare, esagonale o ottagonale come rileviamo a Metz, Lons-le-Gaunier nel Giura, a Saint-Maur e a Montbui. Nel caso del santuario delle fonti della Sequana e soprattutto a Bibracte il cui bacino era di gran lunga il piu' importante di tutti la forma e' ellittica. I bacini monumentali rivestivano la funzione pratica di collettori d'acqua, ma anche valenza rituale considerato che i Celti attribuivano caratteristiche divine alle fonti e all'acqua stessa. La stessa Sequana era considerata una dea e il santuario posto alle sue fonti era ricco di offerte votive. La progettazione e la direzione dei lavori di edificazione erano compiti di pertinenza dei druidi, per questo e' naturale aspettarsi che sia la scelta del luogo sia la forma e l'orientazione dovessero sottostare a criteri di natura rituale. E' naturale quindi aspettarci che l'Astronomia potesse aver rivestito qualche ruolo importante nella progettazione. Al di la' dell'orientazione eminentemente equinoziale della vasca posta alle sorgenti della Sequana In questa sede sono stati esaminati tre bacini rituali, quello di Bibracte quello di Argentomagus e quello posto alle fonti della Sequana. Il Bacino Monumentale di Bibracte Il "Bacino Monumentale" di Bibracte e' una vasca di forma ellittica costruita in pietra, destinata a contenere dell'acqua e costruita grosso modo intorno alla meta' del I secolo a.C. Geograficamente essa si trova al centro di quello che era l'Oppidum di Bibracte, la capitale dello stato degli Edui. La tribu' degli Edui rimase, salvo un breve periodo, alleata di Cesare durante tutta la guerra di Gallia. L'Oppidum di Bibracte e' frequentemente citato da Cesare nel "De Bello Gallico" e per quanto ci e' dato di conoscere, questa citta' fu sede durante il I secolo a.C. di una scuola druidica tra le piu' avanzate della Gallia. Diviziaco, consigliere di Cesare, era druido a Bibracte e sia Cesare che Cicerone lo descrivono come un uomo in grado di discorrere brillantemente di questioni naturali (Physiologia) con i migliori intellettuali romani. Ritornando al bacino, il suo asse maggiore e' lungo circa 11 metri e il suo asse minore e' lungo 4 metri. Secondo le misure, l'asse maggiore e' orientato 36.4 gradi ad est rispetto al meridiano astronomico locale, e questo implica che l'asse minore sia diretto verso un punto dell'orizzonte locale distante 126.4 gradi dalla direzione Nord del meridiano astronomico. Le prime ipotesi indicarono la possibilita' che l'asse minore della vasca rituale fosse diretto verso il punto dell'orizzonte dove il Sole sorgeva al solstizio d'inverno durante il I secolo a.C, ma da analisi piu' approfondite condotte con tecniche piu' moderne e sofisticate e' risultato invece che l'asse minore del bacino e' diretto, con pochissimo scarto, verso il punto di prima visibilita' della stella Antares quando e' in levata eliaca, cioe' il primo giorno di visibilita' all'alba poco prima del sorgere del Sole. Tale evento indicava la data della festa di Trinox Samoni e il conseguente inizio della stagione invernale e dell'anno celtico. Intorno al 50 a.C. la levata eliaca di Antares avveniva secondo i calcoli il giorno 23 Novembre del calendario giuliano all'alba del quale un osservatore posto presso il bacino monumentale vedeva la stella spuntare da dietro il monte Le Porrey, la maggior altura, poco piu' di 800 metri sul livello del mare, posta entro il perimetro dell'oppidum. Il fenomeno poteva anche essere osservato per riflessione sull'acqua proprio nel centro della vasca. Una volta riconosciuta l'orientazione astronomica possiamo mettere in evidenza quali furono i criteri costruttivi della vasca ellittica che sono emersi analizzando i dati raccolti. Tenendo conto del fatto che l'unita' di misura lineare usata dai druidi per progettare il bacino valeva circa 2 metri ci accorgiamo che il bacino misura 6x2 unita'. La planimetria suggerisce chiaramente che la forma ellittica era stata ottenuta intersecando due cerchi di raggio pari a 5 unita' ciascuno i cui centri furono posti a 8 unita' di distanza l'uno dall'altro. La cosa stupefacente e' che in questo modo la meta' dell'asse maggiore della vasca viene ad essere lunga 3 unita', la distanza tra il centro della vasca e il centro di uno dei due cerchi 4 unita' e il raggio di ciascuno dei due cerchi generatori vale 5 unita' realizzando cosi' il minimo triangolo rettangolo pitagorico. Infatti il triangolo rettangolo con cateti lunghi rispettivamente 3 unita' e 4 unita' possiede l'ipotenusa lunga esattamente 5 unita'. La scoperta di questa proprieta' dei triangoli rettangoli la dobbiamo alla scuola pitagorica durante il IV secolo a.C. L'importanza del bacino monumentale di Bibracte e' tra le altre cose proprio la dimostrazione che i druidi Edui conoscevano la Geometria pitagorica e la Matematica necessaria per eseguire i calcoli. Un risultato accessorio e' che l'asse maggiore del bacino e' lungo a meno di un piccolo errore, comprensibile considerati i mezzi a disposizione di allora, come il lato del pentagono inscritto in ciascuno dei due cerchi generatori ed e' noto che il numero cinque aveva un significato rituale per i Celti. La tecnica con cui il bacino monumentale di Bibracte fu progettato fu quindi quella di determinare sperimentalmente la direzione verso la quale era possibile osservare visualmente la levata eliaca della stella Antares piu' o meno nel periodo della festa di Trinuxtion Samoni, quindi fissata su quella direzione la posizione del centro del bacino fu ottenuta la posizione, per tentativi, dei centri dei due cerchi generatori di raggio pari a 5 braccia finche' venne ottenuto il triangolo pitagorico "3,4,5". Il profilo dell'intersezione tra i due cerchi forni' la forma richiesta per l'edificazione della vasca rituale. L'asse minore del bacino monumentale punta, nella direzione opposta, verso il punto dell'orizzonte fisico locale, posto tra i profili delle alture di Chemin de la Croix e del Bouquet de la Gravelle, in corrispondenza del quale tramontava il Sole al solstizio d'estate. Questo allineamento, permettendo la determinazione della data di solstizio, era di fondamentale importanza per i druidi in quanto la conoscenza del giorno in cui avveniva il solstizio permetteva di predire con esatezza la data della levata eliaca della stella Sirio che determinava la celebrazione della festa di Lughnasa e l'annuale assemblea delle tribu galliche. Durante l'eta' del Ferro la predizione era facile in quanto bastava aggiungere alla data del solstizio un mese lunare esatto, quindi ragionando utilizzando il calendario celtico, quale quello trovato a Coligny, bastava considerare lo stesso giorno del mese celtico seguente. L'asse minore del bacino permetteva quindi ai druidi di Bibracte la pianificazione di due delle quattro feste fondamentali celebrate dai Celti. I druidi di Bibracte non si limitarono solamente a costruire il bacino monumentale con criteri astronomici, ma molti altri reperti venuti recentemente alla luce mostrano che l'Astronomia era tenuta in grande considerazione nella citta' gallica.Il bacino monumentale di Argentomagus Il bacino monumentale di Argentomagus e' quasi contemporaneo di quello di Bibracte, ma la sua forma e' quadrata. Il bacino vero e proprio misura circa 4.5 metri di lato e si trova al centro di una gradinata in pietra che si stende per almeno 7 metri lungo ognuno dei quattro lati. La struttura quadrata risulta astronomicamente orientata infatti i due lati paralleli che puntano verso oriente sono diretti verso il punto dell'orizzonte locale dove durante il I secolo a.C. sorgeva la costellazione di Orione e in particolare la stella di prima grandezza Rigel. Una situazione analoga la troviamo anche nella disposizione del nemeton di Libenice in Boemia. Il lato perpendicolare il bacino e' diretto con notevole accuratezza verso il punto di sorgere di Capella, un'altra stella di prima grandezza il cui sorgere eliaco segnava per i Celti la data della festa di Imbolc. Le diagonali invece coincidono con alcuni punti notevoli solari e lunari. Infatti il Sole puo' essere visto sorgere lungo la diagonale NE-SW del bacino in prossimita' del Solstizio d'Estate, pero' con un certo errore rispetto all'allineamento astronomicamente rigoroso. Dal lato opposto puo' essere osservato il tramonto della Luna ad uno dei Lunistizi intermedi, evento che capita ogni 18.6 anni. I casi descritti in questa sede costituiscono solo un piccolisimo esempio di quanto l'osservazione del cielo era importante per i Celti. Nella letteratura epica irlandese troviamo un passo significativo relativo alle imprese giovanili di Finn, futuro capo dei Fianna, allevato dalla druidesse Bodhmall e Liath Luachra nella foresta di Slieve Bladhma. Quando ebbe l'eta' adatta per apprendere, Bodhmall e Liath Luachra lo introdussero ai sacri precetti, testualmente tradotto dall'irlandese antico: "...poi gli insegnarono tutti i segreti delle arti druidiche: le virtu' delle erbe, le abitudini degli animali del bosco e la loro voce, i nomi e le posizioni delle stelle nel cielo".
Potrete leggere il blog sul "premonitoraggio sismico attraverso la riattivazione del campo magnetico megalitico" nel sito “www.chatta.it “ al profilo di ATTILIUS, tra le righe vi sono le coordinate per rintracciare forum e interventi attraverso i quali negli ultimi tempi ho pubblicato il mio seminario, sulla genesi e sulla comune origine preistorica delle antiche religioni. Per le informative cercare nei motori di ricerca semplicemente "onfalos geodetici".
Nessun commento:
Posta un commento