I CODICI DEL LINGUAGGIO E DELL'ARTE PREISTORICA.

lunedì 17 marzo 2008

PRIME PUBBLICAZIONI e il testamento culturale di PIERO TELLINI

la prima publicazione
studiandoo i pesi degli antichi codici geodetici preistorici principali ho scoperto che corrispondono, in grammi, a un gruppo prestabilito di multipli, con i quali è possibile costruire tutti gli spaccati delle grandi piramidi di Giza. Questo è facilmente verificabile semplicemente disponendoli in ordini diversi su scisse e ordinate (altezza e metà base)e con l’ausilio di un compasso. Come mai non si è mai accorto nessuno di questi minimo comune multipli? Visto che queste cifre(precise con due numeri dopo la virgola)sono già dei codici precisi conosciuti della geodesia del nostro pianeta terra, e che relazionati fra di loro portano ognuno ad una latitudine o longitudine precisa relative alle tipiche aree del pianeta le quali svelano molto sulla sua natura. come dovrei chiamare questa materia ,antropogeodesia? Se siete ambiziosi e non temete l archeologia "ufficiale" prepariamo insieme questa tesi..Vorrei incoraggiare le vostre ricerche sull'argomento con fonti alternative al di fuori da quelle da me consigliate ,ma nel lungo cammino della mia indagine non ho mai potuto avvalermi di testi sull'argomento, la mia è stata una ricerca sul campo evolutasi con la ri sperimentazione degli strumenti stessi. Solo alla fine mi sono confrontato con i testi disponibili sul mercato. Non vengo dalle università, queste si sono sempre dimostrate indisponibili al pari di concorrenti sleali ,che mi hanno sempre negato qualsiasi tipo di aiuto . Il" Centro ricerche onfalos geodetici " nasce e copre le regioni Lazio e Toscana dall'anno 87 dopo le prime forti siccità ed aveva uno scopo preciso. Ma ufficialmente ha una sede e dei riconoscimenti solo dopo anni di trasferimento all'estero. Tuttavia per entrare negli argomenti che potremmo dibattere, traccerò una LISTA di ricerca, ma non sarà facile, la elencherò attraverso tutta una serie di domande che l'archeologia avrebbe da tempo dovuto farsi. In maniera da poter dar vita alle giuste ipotesi e alle loro deduzioni più logiche concepite anche da" menti preparate". Il mio non è stato un isolamento voluto, ma in archeologia quando ci si trova troppo avanti bisogna aspettare che anche gli altri da strade diverse arrivino alle stesse conclusioni ,come del resto accade solo da alcuni anni . Perchè sono solo i "veri archeologi "a dire l'ultima parola, quelli che hanno studiato tutta una vita .Abbiamo avuto tutta una generazione di grandi teorici, ispirati. Ora bisogna anche appagare la loro sete di conoscenza. Se la notizia riguardante il nuovo sistema di datazione della pietra con tecniche non invasive è vera, allora noi saremo pronti più di chiunque altro, prove alla mano, per capire se ci stanno prendendo in giro. La notizia mi ha convinto a favore di questa mediazione, un apertura, che segue alcune mie mostre in publico risalenti al lontano 90 . Gli onfalos geodetici sono pietre come le bussole geomantiche ,ma assolvono anche a molte altre funzioni. La forma più comune è simile a quella delle "veneri sarde "del tardo periodo del bronzo, ma con una forma leggermente più a spirale dal lato con la punta decentrata. Ma la forma, la qualità della dura pietra ,le dimensioni, non sono al momento ,l'aspetto più interessante. Del tipo di pietra autoctono se ne trovano ,ancora oggi rozzi esemplari presso le antiche sorgenti delle aree meno contaminate. Spesso gli esemplari più interessanti riportano un gruppo base di decorazioni standard sovrapposte ben mimetizzate tra rilievi venature ed incrinature ,le quali indicano lo stile del periodo e della cultura del posto. Molto più importanti sono le eventuali tracce di solchi riconducibili alla topografia dell'area ristretta, come piccoli corsi d'acqua sorgenti e grotte (indicate da piccoli fori) attraverso i quali ci si può orientare rapidamente nell'area. Queste decorazioni spesso erano estrapolate dalle naturali forme della pietra appositamente prescelta con le caratteristiche necessarie. L'importanza del loro peso subentra solo nel caso degli originali" le matrici" .Se ne possono trovare di 360,-365 grammi o più piccoli di questi in selce o ossidiana con un peso corrispondente ad un sottomultiplo di 365. La mia ricerca è partita da piccoli campioni di pietra molto dura all'apparenza scheggiati in maniera irregolare , poi risultati piccole meridiane che proiettavano profili da ogni base. Inseguito con l'impossibilità di individuare sequenze logiche, la classificazione si è rivolta alle decorazioni delle figure. Negli anni ,queste copie hanno permesso di interpretare gli originali anche nelle parti meno visibili. Una ricerca di superficie caratterizzata .Dal tempestivo recupero di quei materiali riemersi in maniera naturale con un anomala e profonda erosione del terreno da parte delle piogge ,poi divenute assenti nelle aree in questione, e così divenute oggetto di indagini . IL problema della bublicazione del manuale per riconoscere le decorazioni standard ,implica la salvaguardia dei siti conosciuti o già soggetti ad un primo saccheggio, non che lo scatenarsi di un nuovo mercato nero, con l'inutile perdita di reperti aventi un grande valore, ad alto impatto ambientale, solo per le aree di provenienza.
Un piccolo accenno a cosa sono e rappresentano le pietre Omphalos o ombelichi del mondo..



Le meteoriti e la storia dell'uomo
La caduta di una meteorite è un fenomeno naturale del tutto imprevedibile e
sensazionale, poichè esso è accompagnato da un'improvvisa successione di
fenomeni luminosi e sonori. Al di là di questo aspetto molto importante, è
utile sottolineare che la caduta di questi corpi cosmici sul nostro pianeta
avviene costantemente da 4 miliardi di anni e che disponiamo oggi di
testimonianze del loro impatto con la Terra addirittura su alcune pitture
rupestri tramandateci dall'uomo preistorico.
Tale fenomeno ha avuto una notevole rilevanza nella storia dell'uomo,
soprattutto se si considera l'influenza negli usi e costumi del nostro
antenato preistorico e nel modo di pensare dell'uomo nel corso dei secoli.
Perché tanto interesse ancor oggi attorno alle meteoriti? Le meteoriti
rappresentano il contatto più immediato con la materia extraterrestre.
Tenerle in mano significa avere un contatto diretto con i resti della
materia primordiale o anche possedere una "fotografia" del sistema solare
neonato nelle sue sembianze originali.
Fin dai tempi più remoti le masse di ferro trovate al suolo dall'uomo
primitivo sono state considerate di origine celeste e per questo venerate.
Le meteoriti venivano probabilmente utilizzate come piccole "miniere"
spaziali per confezionare manufatti metallici, già molto tempo prima che si
forgiassero i minerali di ferro, proprio come facevano, non molto tempo fa,
gli Eschimesi e molti popoli africani. Un dato interessante è che il
caratteristico aspetto dell'amigdala, l'antichissimo manufatto appuntito
dell'età della pietra, richiama la forma affusolata della meteorite la quale
viene sagomata dal calore e dalla pressione dell'aria originatisi durante il
passaggio del corpo nell'atmosfera. Sicuramente l'uomo preistorico ha
raccolto, usato e anche venerato questi oggetti caduti dal cielo; una
riprova di questo fatto ci viene dal numero dei manufatti antichissimi
ritrovati, ricavati da ferro meteoritico.
Anche la terminologia ci conferma la considerazione dei popoli antichi per
questi corpi cosmici: il ferro era, presso gli Egizi, "metallo dal cielo",
presso i Greci "sideros" (oggetto celeste) e "sidera" (stella) presso i
Romani. Ancor oggi la meteorite ferrosa è chiamata, nel linguaggio tecnico,
siderite. Alcuni studiosi hanno decifrato dei geroglifici che parlano di un
"ferro celeste", mentre testimonianze più dirette riferiscono di meteoriti
"imbalsamate" ossia avvolte in bende, rinvenute in tombe egizie e
precolombiane. In un testo sumerico (1900 a.C.) si cita un prezioso campione
di ferro meteoritico caduto dal cielo.
Gli Ittiti, primo popolo ad aver forgiato le prime armi in ferro, che
consentirono loro di sottomettere gli Egizi, avevano un gran rispetto per le
meteoriti. Un re Ittita, nel fare l'inventario del tesoro di casa,
registrava il ferro come "ferro dal cielo" mentre l'oro e l'argento venivano
elencati come elementi provenienti da semplici miniere. Vero è che non tutti
i popoli primitivi sembrano aver riconosciuto l'utilità delle meteoriti
metalliche per i loro usi quotidiani, ma è certo che le antiche civiltà -
cinese, egiziana, greca e romana avevano un grande interesse per le
meteoriti. Anassagora, Plutarco, Livio e Plinio riportano di frequente di
cadute di meteoriti.
Alcuni esempi. Circa nel 625 a.C., una pioggia di sassi cadde sui Monti
Albani nei pressi di Roma. Nel 204 a.C. una grossa meteorite caduta in
Frigia fu portata a Roma con una grande cerimonia. Si ritiene che la statua
di Diana ad Efeso e la reliquia sacra conservata nel Tempio di Venere in
Cipro non fossero altro che meteoriti o contenessero materiale meteoritico.
Al tempo di Numa Pompilio a Roma una meteorite ferrosa veniva venerata sotto
forma di un piccolo scudo. Si riteneva che chi ne fosse entrato in possesso
avrebbe avuto il dominio del mondo, e per questo i sacerdoti Romani si
affrettarono a forgiarne molti altri simili al primo per scoraggiarne il
furto.
Fin dai tempi più antichi, armi di tutti i tipi sono state ricavate dal
ferro meteoritico. Gli Arabi ritenevano che le lame delle loro spade
forgiate da questo ferro potessero renderli invulnerabili. Il condottiero
Mongolo Dsehangir aveva sciabole, pugnali e coltelli ricavati dalle
meteoriti. Più recentemente, si racconta che il sultano di Solo, nell'isola
di Giava, possedeva pugnali malesi (kris) ricavati dalla siderite
"Prambanan" (nota dal 1797) che poi offriva in dono. Grossi blocchi
meteoritici potevano servire addirittura da incudini, come nel caso delle
due meteoriti trovate a Tucson e conservate nella collezione Smithsonian a
Washington.




L'ARCA



Una serie di domande che l'archeologia si sarebbe dovuta porre tanto tempo fa:
Come mai le piramidi di Giza sono completamente prive di decorazioni ,indicazioni e riferimenti immediatamente visibili? L IPUT dell'UNET erano porte o chiavi, come facevano ad entrare tutte in una scatola di selce? Riuscì Keope a trovarle tutte per inserirle nelle misure delle opere che intendeva realizzare? Come potevano quegli strumenti trovarsi già tutti in Egitto ed essere radunati in un cosi breve tempo? Era o no esistito un precedente e grande disegno rivolto a tramandare tutte le antiche conoscenze con una sorta di arca eterna. Devo aver letto in proposito ,in un testo precedente a quello biblico ,probabilmente di origine sumera ,dove le indicazioni delle misure con le quali costruire l'arca raccomandavano che fosse di tutti e quattro i lati uguali .bisognerebbe approfondire questo dimenticato dettaglio. Che fine hanno fatto le iput dell'unet?

LE CAPITALI RELIGIOSE DELL'ANTICO EGITTO


Per comprendere il complicato sistema religioso antico egizio, tenete presente che i codici determinanti gli spaccati delle piramidi di Giza non erano sempre di uno stesso numero. Inoltre quei "codici "(onfalos, astrolatrie, litolatrie ,strumenti, bussole geomantiche ,chiamateli come volete.) che erano esclusi dal singolo progetto, andavano da soli o insieme agli altri (nel caso fossero più di uno) ad costituire attraverso le loro specifiche differenze stilistiche un indipendente sistema religioso nella città a loro dedicata. Pertanto ci troviamo di fronte ad una insospettata relazione indiretta tra una singola piramide e la città dedicata a quei codici a lei estranei. Insieme il gruppo degli antichi codici (7) principali pesa mille grammi esatti, a questi se ne aggiungono due egittizanti. Sono sicuro che la proiezione della tipica montagna virtuale(monte Meru) la quale secondo me simboleggia la terra e dal quale deriva la "piramide" preesisteva di gran lunga all'Egitto dei faraoni, e vi spiego il perchè .
Il gruppo più antico degli strumenti,6 in tutto sempre divisi in due gruppi, altezza e metà base, sono quelli che guarda caso ci danno lo spaccato preciso della piramide di Micerino. Che guarda caso ,come ben sapete ha una pendenza molto simile a quella di keope ,quindi se quella di Keope è fatta in scala con le misure geodetiche del pianeta terra allora lo è anche quella di Micerino. INOLTRE secondo voi può trattarsi solo di una coincidenza se vi dimostro matematicamente, bilancia alla mano, che il peso di quei sei codici è identico a quello dei 7 i quali formano la piramide di Keope, sempre divisi in due gruppi. Questo a mio avviso può voler significare una cosa sola; Che con la realizzazione di un progetto più amplio, il quale includeva un numero maggiore di codici ,ma che rispettasse in tutto quello primevo, senza osare scolpirvi un solo graffito, volessero in realtà costruire semplicemente una struttura più complessa, in maniera da tramandare più dati geodetici e le relative formule propiziatorie dei loro culti. Ma perchè nessuno si è accorto prima anche solo del fatto che con la piramide di Keope gli antichi egizzi, vollero semplicemente tramandarci il fatto di conoscere le frazioni e le radici quadrate, ripetendo con le dimensioni e le posizioni delle stanze i coefficienti dei vari calendari, già contenuti nello spaccato di base ,composto dalle misure ricavate direttamente dal peso dei codici ,"grammi uguale metri" e il gioco è fatto.
Ciao, sono ancora io, felice di essere capitato in questo forum ,che come vedo si sta riscaldando su delle interessanti tematiche ,mi scuserò ogni volta per il voler insistere ad affrontare gli argomenti attraverso la matematica, ma l'esperienza mi ha insegnato che se si vuole andare avanti non conviene lasciare troppo spazio alle critiche. Per lo stesso motivo ripropongo a chi non lo avesse ancora fatto a leggersi "le chiavi del tempio"vi darà modo di tenere il passo .
LA SFINGE
Nel frattempo farò un eccezione per chiarire alcune cose sulla piana di Giza ,che anche a mio parere rientra in un progetto unitario . Da sempre sono a favore di questa teoria per il semplice fatto che la figura della sfinge compare più volte sulla litolatria principale, anche se muta i suoi significati e acquisisce importanza soprattutto attraverso le sue copie. Questa singolare immagine mostra sin dall'inizio la presenza di 3 piccoli triangolini sulla sinistra, sulle copie a volte le venature ne hanno facilitato l'estrapolazione sulla destra, il risultato è quello che possiamo oggi ammirare, arretrate di un certo numero di gradi in maniera da ottenere una prospettiva ottimale per ricordare l'origine di tutti i codici più importanti.

LA PRIMA RIVOLUZIONE GLOBALE


L'ipotesi di ricerca che seguirà si dimostrò valida, durante tutti i programmi di ricerca, ma con le nuove scoperte di Gobekli Tepe si è potuto stabilire che vi furono più fasi che determinarono il cambiamento degli antichi culti sui ferro meteoritici, questo mi ha permesso di retrodatare anche le fasi iniziali di questa rivoluzione, ma la cosa straordinaria è che con questi dati ho potuto ricostruire una cronologia per tutta la ricerca che ho portato avanti negli ultimi 25 anni senza dover confrontare i materiali litici da me recuperati in superficie con le tipologie di materiali rinvenuti in scavi sistematici, non che io non vi avessi provato, ma i gravi rifiuti delle sovrintendenze e il disinteresse dei beni culturali ai quali avevo offerto il patrocinio della ricerca,erano cosi riuscite a bloccare la credibilità e la pubblicazione dei miei libri.

Come mai non ci sono in circolazione studi dettagliati sulle decorazioni delle selci. La sfinge con il suo elmo taurino ...., visibile su ben due delle quattro facce del codice principale è solo una delle tante figure che furono estrapolate dalle colorate venature del verde scisto infiammato dai colori di un nodulo di rame e dai rilievi più scuri di una finta ammonite che svanisce all'interno..............

Tanti anni di studi ricerche e confronti, hanno voluto evidenziare infine soprattutto l'origine di questo delicato strumento .


Tralasciate le decine di figure riproducenti volti ,profili ,mezzi busti piccoli personaggi e figure di animali ,riprodotte all'infinito stilizzate e mimetizzate sulle impugnature delle selci, ho potuto constatare che le numerose raffigurazioni riproducenti tutte le costellazioni a noi fatteci pervenire dai greci ,invece, non venivano mai riportate sulle copie come se esistesse una sorta di regola generale fin dalla preistoria. Queste immagini fanno da struttura portante alle altre a loro sovrapposte ed intersecate. Per arrivare a queste conclusioni ovviamente non mi sono basato solo su una mia interpretazione soggettiva delle figure ,il lavoro è stato complicatissimo; Dopo aver raccolto sin dall'inizio tutti gli indizi possibili sugli eventuali culti relativi alla raccolta del ferro meteoritico giunsi alla conclusione che questi dipendevano dall'interpretazione delle figure visibili sulla superficie più colorata dell'originale ed in particolare da quelle osservabili da una prospettiva che poneva l'oggetto sulla sua” base più piana.
Fù allora che dopo aver letto le particolareggiate descrizioni dello zodiaco, (un altro eccellente lavoro svolto questa volta dal professor Pettinato ) mi resi conto che nell’estrapolare le figure delle diverse case, dalle venature colorate dell’originale, intenzionalmente si erano concentrati su quelle figure osservabili dagli altri tre lati rimanenti, trigoni ec.. compresi ,non credevo ai miei occhi ,era la prova che cercavo. Dovevo solo retrodatare l'inizio di quella rivoluzione politico religiosa che dopo l'avvento della metallurgia e l'estrazione del ferro ,voleva abolire alcuni degli antichi culti, perchè comunque pericolosi .Ma solo in parte, riutilizzando gli stessi strumenti ci hanno fatto capire che formule per capovolgere la propiziatoria attrazione dei meteoriti, già dovevano esistere fin dall'inizio e che quindi in un lontano passato sapevano ben riconoscere anche dal solo colore della scia di che materiale fosse il meteorite, cosi da poter interessarsi solo a quelli ferrosi e disertare gli altri.



Una misura nel progetto piramide di Keope sita accanto a quella dell'equatore espressa con un valore sessagesimale indica una circonferenza con un raggio maggiore di 70 Km ,questa è la giusta altezza nella stratosfera in cui i meteoriti a contatto con l'atmosfera si incendiano . Come mai non ho mai sentito parlare di studi rivolti verso quell'ipotetica rivoluzione che intendeva dire basta a quei culti sicuramente da sempre esistiti .(ritengo che alcuni indizi emergono dall’ultimo capitolo del libro “ gli architetti del tempo” di Zecharia Sitchin ,anche se non condivido le sue teorie.) Ancora nell'antica Grecia il vincitore delle olimpiadi poteva aspirare ad un meteorite di 5 Kg con il quale forgiarsi spada e armatura ,e allora come possiamo ignorare il fatto che dei culti relativi anche se solo propiziatori potessero esistere.
Questa rivoluzione difficilmente potè essere pacifica ,non in tutti i paesi vi erano miniere di ferro ,come convincere i meno fortunati o i più fondamentalisti Quale fù l'impero al quale toccò tale compito?

Dopo alcuni secoli si dovettero riportare all'antica unita globale derivata dai codici tutte le civiltà del tempo, quando avvenne questo, prima o dopo la quarta dinastia, se fù solo dopo in quale altro impero furono di nuovo radunati i codici .


La storia del rio turrite.
Nonostante tutto ciò indicasse un ritorno nell'area Mediterranea e la geologia sempre più prometteva che questa volta per avere la risposta definitiva sulle origini bisognava giocare in casa.
La svolta fù data solo dall'ennesimo fortunatissimo e rarissimo recupero. Un onfalof di dimensioni standard ,come quelli posti anticamente ad indicare le sorgenti ,di colore nero e senza apparenti figure, ma ricco di solchi rilievi e piccoli fori. Al mio occhio attento qualcosa non quadrava i fori corrispondevano agli occhi di alcune figure più importanti ,derivanti dall'originale ,i solchi corrispondevano alle venature più colorate ,l'area di indagine era la stessa. cosi che quando mi sono reso conto di trovarmi di fronte ad una dettagliatissima pianta topografica che riportava le alture, i passi, le sorgenti e tutte le grotte di una vasta area ,che ormai ben conoscevo ho capito che anche l'originale nasceva come strumento specifico per i culti delle acque. L'area è caratterizzata da un marcato carsismo dove le grotte presentano ognuna una caratteristica diversa l'una dall'altra ma sempre in relazione con le acque, gallerie drenanti e ciclopici argini che nascondono un megalitismo all'apparenza naturale, ed ancora scalinate ciclopiche che si arrampicano verticali verso i passi prendono nuovi significati. Forse allora le singolari opportunità offerte dalla natura in quei luoghi furono prese come esempio da uno sciamanismo esportato ovunque nel tempo. Solo in seguito l'originale avrebbe poi acquisito gli altri ruoli magico religiosi. La precisione degli antichi rilevamenti è sorprendente, mi ha permesso di giungere presso grotte sconosciute anche agli esperti speleologi del posto che ben conosco, di trovarne alcune di cui avevano sentito parlare ma mai individuate e tutto con una precisione di poche decine di metri. L'area abbastanza incontaminata è ancora ispezionabile lungo gli antichi sentieri scolpiti nella roccia e ai quali si sono sovrapposte le mulattiere.
Da questo contesto le figure delle divinità visibili sullo strumento più importante corrispondono ognuna ad una sorgente od ad un determinato luogo compreso nell'area delimitata dalle sette montagne dettagliatamente riportate sui margini della pietra.
Può capitare di trovare onfalos di pietra rigorosamente autoctona, nei pressi delle sorgenti con indicazioni relative al ruscello e alle grotte circostanti, spesso mi ero avvalso di questi sistemi per orientarmi rapidamente anche in regioni diverse. Ed infatti l'esperienza mi aveva fato notare che in corrispondenza di distanze ricorrenti spesso incontravo piccole grotte artificiali, inizialmente ero convinto che si trattava solo dei sacelli dedicati alle divinità derivanti dalle figure dell'originale, la sequenza e l'ordine erano compatibili ma mai avevo sospettato qualcosa di cosi vasto e complesso. Ho impiegato due anni per coprire tutto il territorio riportato sull'antica pianta, con lo scopo di censire i siti a rischio di distruzione perchè minacciati da piccoli imprenditori sprovveduti, felice di constatare che poco manca all'appello, e triste nel dover ammettere che i danni maggiori sono recenti ed in progressivo aumento.
Il peggio è successo altrove, prendiamo Roma per esempio, le antiche fonti ci tramandano di otto colli anche in questo caso attraversati da due corsi d'acqua che poi si uniscono con le rispettive sedi di numerose divinità che guarda caso corrispondono per posizione sesso e attributi proprio a quelle poste ad indicare le sorgenti sul codice principale. L’originale nasce cosi con uno scopo ben preciso ma ha già una forma prestabilita che ne determina il peso, anni di indagini mi hanno permesso di individuare uno dei siti più antichi dove oltre ad un onfalos di sorgente levigato (il N.2 ) dal quale l’originale erediterà la forma, sono emerse alcune grosse selci che ne riproducono i particolari più antichi adattandoli alle caratteristiche tipiche del sito stesso, caratterizzato da una complessa sequenza di piccole cascatelle . L’importanza nell’area di moltissimo materiale è dovuta alle particolari caratteristiche geologiche del posto ricco di selce, e dall’antico culto di una piccola sorgente,(polla )intorno alla quale fù tumulato moltissimo materiale votivo.
Inutile precisare l’importanza di questi materiali che riproducono anche; i particolari più piccoli dell’originale, le sfumature più sottile che a distanza di millenni sono quasi del tutto irriconoscibili, e i rilievi più antichi oramai scomparsi dalle sovrapposizioni dei sigilli sovrapposti in epoche successive. Non meno importanti sono gli strumenti litici relativi ai culti meteoritici dai quali si sono avviate le ricerche e tutti i successivi programmi di studio. Questa volta lo spazio per scrivere le domande che stranamente nessuno si sta ponendo non basta ma io ci provo lo stesso .
Come mai i romani non riuscirono a coniare una vera e propria moneta fino a quando non intraprese seriamente a confrontarsi con i liguri Apuani ? Erano forse soggetti ad un altro singolare e radicato sistema ,ormai superato e destinato a scomparire, come mai vi riuscì solo dopo oltre un secolo di insuccessi, quando finalmente furono fondate a seguito di deportazioni le colonie di Lucca e della Sardegna .
Le guerre non potrebbero essere dipese dalle stesse motivazioni e da precise alleanze,(230-150 A.C. )?
Perchè gli abili commercianti etruschi non avevano un valido sistema monetario, non è ipotizzabile che si usasse ancora l'antica materia prima molto finemente decorata e apprezzata ovunque", la selce"?

Perchè gli antichi Celti e romani erano privi di statuaria?

Da dove veniva questo grande rispetto della pietra?

E chi a detto che non vi sono testi scritti molto antecedenti alle origini di Roma?
Come può una cultura cosi radicata scomparire senza traccia già in poca storica ?
Il mio lavoro in particolare non ha precedenti, negli ultimi secoli, i miei avi custodivano ormai ignari i loro strumenti occultati, le esigenze del nostro tempo mi hanno spinto in una ricerca che si è placata solo con il recupero delle copie più importanti, il resto è venuto da solo. Ma se mantenere riservata la natura di un luogo ha lo scopo di tutelarne inalterate le caratteristiche , tutto ciò non ha più la sua funzione, qualora se ne perde la consapevolezza fino ad arrivare all’interdimento e poi alla distruzione dell’antica cultura locale.

I miei libri li ho scritti con questa sequenza, e trattano :
L'antica scienza che deteneva i segreti delle acque e dei venti , conosciuta dai Romani, Celti e Cinesi.
Gli onfalos contrassegnati con i trigrammi e la disposizione mediterranea dei sessantaquattro esagrammi.
I 7 codici Etruschi, una scrittura a sigle ed un panteon in geroglifici.
Il dualismo nella concettualità dell'uomo preistorico e le differenze stilistiche tra la litolatria principale e la sua copia più importante. Dal megalitismo alle piramidi.

Risposta;
Non conosco P. Tellini e i suoi lavori ma potrebbero essere attinenti con i miei, se cosi forse sarebbe un notevole passo avanti, ai l mio indirizzo sarò lieto di verificare quello che suggerisci, anche se dalle foto potrò dedurne solo il 10 per cento, se puoi mettimi in contatto con lui, avrai l'esclusiva. Ciao Valditurrite, purtroppo il famoso scenografo Piero Tellini è morto nel 1985, le sue ricerche e scoperte le raccolse nel libro: "La cultura anamorfica di Ansedonia".. per capire il suo lavoro c'è un articolo ed il conseguente libro a questo link.. http://www.blogger.com/Desktop/antikitera/Antikitera_net questa una foto esplicativa di ciò che intendeva Tellini.. Ciao.

Da Valditurrite...(risposta)
vedi Ant. sei sulla strada giusta,i miei lavori precedenti servono per poter leggere fin nei minimi dettagli insospettati, le intersezioni fra i distacchi lenticolari, i sottilissimi rilievi e le apparenti casuali venature, nulla era lasciato alla casualità da chi possedeva una tecnica cosi precisa per lavorare la dura pietra . I miei libri non sono mai stati in vendita, a me importa essenzialmente delle garanzie sull'uso che ne verrà fatto.
Questa foto apre senza dubbio un nuovo capitolo. (http://www.soramigliore.com/index.php?) La facies sembrerebbe la stessa, ma non si può stabilire senza l'osservazione da altre prospettive, posso solo dire che il grosso profilo sul bordo rivolto a destra genericamente ha come caratteristica quella di essere molto stondato, tuttavia le sovrapposizioni principali rientrano nei standard.
Devi comunque rileggere con più attenzione quanto vi ho già scritto ,credevo di essere stato chiaro asserendo, che codici, strumenti, litolatrie, astrolatrie ,originali, le copie più importanti, onfalos geodetici , siano sempre la stessa cosa, il termine varia assecondo l'uso che se ne fa. Un originale e un certo numero di copie dalle quali ha ereditato taluni particolari e sigilli. Sono definibili onfalos ,anche solo per il loro generico aspetto ,una scanalatura o una forma a spirale che li avvolge fin intorno alla punta ,in alcuni casi solo accennata, dalla quale deriva il serpente ,un solo angolo di prospettiva dal quale nascondono un perfetto e liscio ovale, altro simbolo onfalico, eccc.... Ma l'aspetto è veramente l'ultima cosa ,Pitagora dell'originale e della sua copia più importante ne distrecò e distinse le forme per introdurre alla sua numerologia ,E. Annati ne ha sintetizzato e scisso le differenze stilistiche delle immagini riportate, con la teoria del dualismo nell'arte preistorica, io ne ho catturato gli atomi per uscire dalla teoria.

A proposito vi siete già domandati, nel frattempo, come potrebbe proseguire la lista o devo continuare cosi:
Come mai..,(dopo e al di fuori dell'Egitto )sembra non esistere una "vera "relazione fra i vari panteon delle antiche civiltà e l'astrologia (o l'astronomia come preferite).Questa è sicuramente una grave mancanza. Con i greci tutto viene troppo ridimensionato intorno ai pianeti,,,,, e le stelle ...? MMMMM é forse questa l'antica conoscenza dimenticata . Dopo tutto era semplice,in cima al vertice ,accanto la copia più importante con altre due che l'accompagnavano ,tutte e tre della stessa qualità di pietra .Bianca a figure nere. Anche le altre due erano copie dell'originale, cosi come anche per tutte le altre litolatrie copie princ. Quindi la copia principale più importante per definizione è quella che riporta un numero maggiore di riproduzioni, le sue figure risaltano molto di più che sull'originale ricco di sfumature colorate ,si può definire anche un passaggio alla civilizzazione, qui le fiere prendono i tratti di animali domestici, l'interno della grotta, la torcia, il rito, sono in contrapposizione col mondo esterno (a colori ), dei pericoli, più figure femminili risaltano accanto a quelle maschili , praticamente tutto e di più di quello che esalta il dualismo preistorico. Comunque è importante che a ogni mia lettera vi rileggiate con attenzione le precedenti. Stiamo sbarcando su un pianeta sconosciuto ed è bene non lasciare i sentieri già fatti. Un codice perchè possa essere ritenuto tale deve contenere un concetto a volte non facile da individuare nell’immediato ,che sia utile ad ampliare quei testi conosciuti ma non compresi nella loro interezza .
Ivari termini che userò io per indicarli ,si suddividono semplicemente per tipologia nella maniera più logica, quindi non necessariamente potrebbero essere quelli usati da eventuali studiosi che si siano spinti cosi nel particolare della ricerca, tanto meno quelli che potrebbero in futuro ritenere opportuno di usare.

1 )Sono onfalos quelli che ne riproducono la forma.

2)Litolatrie quelli che riportano le immagini di divinità.

3)Astrolatrie ,quelli con le immagini delle costellazioni.

4) Codici geodetici ,quelli il cui peso corrisponde in grammi ad un valore della geodesia conosciuto o a una coordinata precisa espressa in longitudine e latitudine ,purchè associabile con gli altri dati del contesto espresso nelle differenze stilistiche delle sue decorazioni.

5) strumenti complessi ,quelli che proiettano ombre sul piano di appoggio ,come le meridiane ,da ogni loro base, riproducenti ,profili umani dai diversi copricapi ,busti in atteggiamenti diversi ,profili di animali e figure geometriche .
Questi ultimi in genere sono di pietra dura o selce e le poche figure che riportano sono tutte principalmente scolpite, molto più mimetizzate e invisibili sui bordi .Credo che lo studio di P.Tellini comprende questa tipologia e qui si ferma.

CITAZIONE..Tellini è difficile da spiegare comunque ci provo ..essendo uno scenografo sicuramente conosceva anche la rappresentazione in ogni senso, in quelle pietre anamorfiche che trovava, a secondo dell'illuminazione che le colpiva traeva scene e comportamenti fino a vedere un "film" scaturire dalle varie sfaccettature della pietra che rapresentava una civiltà., un'episodio, una storia intera.. e la domanda che si poneva era quale civiltà passata era stata in grado di produrre quel genere di "pietre".. tra pietre ed omphalos il viaggio è breve.. le conoscenze Egizie potevano essere le progenitrici ..oppure importatrici di tali tecnologie, sicuramente condividevano data la presenza di "ombelichi" sul territorio conoscenze difficili da comprendere... ma che si possono affrontare o decidere di ignorare ...
ANT.

Vi spiego quando e come ho iniziato ad interessarmi con attenzione al 'universo antico egizio . Raccolgo materiale sull'argomento fin dall'inizio ,ma solo dove notavo qualche riferimento, con l'idea che prima o poi avrei affrontato l'argomento, come del resto faccio anche con le altre antiche civiltà del passato, ma le iconografie in questo caso non sono mai state molto generose. tuttavia tracce dell'originale compaiono in periodi diversi, e questo attirava la mia curiosità (tomba di Senm, Seti 1, la sfinge in particolare, eccc.. Ma il motivo poi fù essenzialmente di tutt'altra natura, ora studiavo litolatrie con decorazioni egittizanti, abituato a paragonarle con le altre più importanti ed interessanti, stavo finendo il libro sugli etruschi con l'idea che avrei sicuramente smesso di scrivere per dedicarmi ad altro, quando la mia attenzione si soffermò ,sul sistema di lettura della “litoatria copia principale “utilizzato dagli etruschi, ricostruito attraverso le disposizioni delle figure menzionate sul "fegato di Piacenza. Le figure vengono estrapolate da una sola delle superfici percorrendo due giri completi e sovrapposti Lo stesso valeva per un altra litolatria che già avevo denominata "tipico etrusca " Un lidius piatto forse servito un tempo per saggiare i metalli delle offerte, ma che nulla ha a che fare con la Lidia come qualcuno era solito pensare, ma almeno quest’ultimo era piatto con una sola superficie colorata, poteva giustificare lo strano sistema di lettura. Invece sul finire rivalutando tutte le conclusioni non potei trascurare il fatto che quello era anche l'unica maniera valida per interpretare la litolatria più grande di quelle egittizanti, con un unica superficie ad impasto e l'altra tutta scura senza neanche un rilievo, disegni sfocati dal tempo era l'unica del gruppo, che sembrava avere qualcosa di particolare. faceva parte del gruppo di tre, che con la copia più importante, e la più piccola, con le quali l'avevo recuperata pesava esattamente 365 grammi. Questo prima d'allora era il motivo principale per il quale rientrava tra gli strumenti di primo interesse, aveva dato un nuovo sistema di indagine al mio lavoro. A questo punto mi resi conto che la domanda da porsi rispetto alle conoscenze dell'antico Egitto era un altra :non più quali litolatrie interessarono gli antichi egizi ma se proprio la litolatria copia più importante fosse presente o " L'UNICA ASSENTE " in questa antica civiltà dato che non avevo rilevato mai dettagli della sua diffusione nell'area in questione. Mentre fiorente e ben documentata era la cultura da essa derivata nell'universo sumero. Questo per specificare quale fosse l'unico obbiettivo iniziale dei miei programmi che per quanto insolito convergeva con i più comuni problemi in risolti dell'egittologia.
Quindi continuerei la lista cercando di sollevare la curiosità sull'argomento. …………………Voglio capovolgere tutte le ipotesi del forum finora fatte alle quali mi sono associato, indipendentemente dal fatto che sia esistito un grande progetto alla base della realizzazione dell'area monumentale di Giza, ritengo che un cambiamento di progetto ci fu, anzi direi più un grande ampliamento non previsto, dato che il codice della litolatria copia principale che per comodità indicherò con la lettera B, non rientra direttamente nello spaccato della piramide di Keope ,mentre è fondamentale nelle altre due . Benchè fosse sicuramente conosciuto in quanto è la chiave del calendario luni-solare e la sua suddivisione in ore e secondi, forse non rientrava ancora fra le iput cercate da Keope(papiro West Car).Ma una volta resisi conto dell'errore non poterono che riparare, con la costruzione, prima della piramide di Chefren che contiene tutti e " 9" codici principali e colsero l'occasione per esaltare i culti di Iside, poi con quella di Micerino, che come già puntualizzato in precedenza ha uno spaccato realizzabile con solo i " 6 codici più antichi". O viceversa. Ma questa è solo la meno probabile delle ipotesi come vedremo.
Nello stesso periodo più o meno il mondo sumero era sconvolto da diverse invasioni, esiste forse una relazione che non è stata ancora approfondita;
Tutto ciò fù la causa o la conseguenza, quando avvennero questi fatti ?Che sconvolsero la mezzaluna prima o dopo? I Sumeri la importarono dalla valle dell'Indo ,dove la sua presenza è testimoniata su diverse tavolette che ne riproducono dettagliati particolari con l'utilizzo della scrittura a" specchio". tracce identiche si hanno in Giappone, ma stabilire una cronologia vera e propria risulta ancora difficile .Si potrebbe senza dubbio cominciare da qui. Come ho fatto io.

COMINCIAMO DAL PROGETTO,
ho sempre ritenuto prematuro impostare i problrmi dal punto di vista delle misure più o meno precise,di lati ,perimetri o altezze ,tanto più vale il discorso per delle ipotetiche unità di misura con le quali sarebbero state progettate ,hanno sempre lasiato troppo spazio alle speculazioni, a sfavore di chi non possa verificare di persona. Secondo me la risposta la si può trovare più nei rapporti tra base e altezza ,quelli che dovevano determinare la "particolare e desiderata "inclinazione. Le inclinazioni variano di continuo e proprio questo" perchè "deve avere prima una valida risposta, quelle di Giza inoltre sono tutte determinate da costanti geodetiche .Per questo non si può tralasciare ulteriormente l'argomento ,anzi sono convinto che i gradi dell'inclinazione risultano come una sorta di sigla della corrispettiva formula calendariale incorporata nella piramide. Amenemhat, si chiede come fosse il calendario solare , personalmente ,dopo diverse verifiche incrociate effettuate attraverso i codici, ritengo che il loro conteggio (ma non solo loro naturalmente) usasse la cifra 366,6 abbinata al numero 155'8 se ricordo bene , questa cifra con qualche zero sono i secondi di un anno è quindi divisibile ad esempio per settimane ,dando i giorni di un mese,o viceversa se lo divido per 52 ,le settimane di un anno ,ottengo di nuovo 29,9.O ancora se lo divido per 366,6 ottengo i gradi di inclinazione dell'asse terrestre 23,5... La relazioni del gioco numerico fra queste cifre ,facilitava l'esposizione di una formula calendariale ,qualora la si voleva includere nelle misure di una struttura. Quante parole o numeri dovremmo usare noi per descrivere in maniera sintetizzata il calendario solare e il moto del pianeta terra? Per comprendere questo linguaggio bisogna semplicemente porsi nella posizione di chi vuole leggere il "libro" senza essere attratti dalla forma del libro stesso ,diversamente saremmo interessati solamente a delle collezioni di libri e non studiosi dei loro contenuti.
Ciao a tutti, da valditurrite , anche io ho bisogno di maggiori informazioni, sarebbe mia intenzione di porre delle nuove e solide fondamenta per l'archeastronomia prima di dedicarmi al mio sito che sto preparando da anni, questo perchè è da più di un decennio che vedo giovani come me laurearsi ignari di essere completamente a digiuno di alcune nuove prospettive che offre l'archeologia ,questa materia se fino agli anni 90 era basata soprattutto su i misteri ,dall'ora in poi si può meglio definire basata su delle omissioni. Quando invece dovrebbero averne il monopolio.
Non facciamoci soffocare da quella cultura internazionale sempre disponibile ,agli occhi della quale siamo "noi "quelli che girano bendati in una stanza rotonda . Non ho neanche cominciato a spiegarvi, .... ,come con una terza cifra .....aggiunta alle prime due e con esse relazionata, si possano ottenere ed evidenziare tutti gli altri dati geodetici del nostro pianeta ,sono sicuro che troveremo il tempo* Come ricordava Anto. ,anticipando i tempi ,con una frase dai molti significati che centrò bene l'obbiettivo,: Il tre è il principio della riconciliazione cioè la cosa che favorisce la funzione e stabilisce l'equilibrio in un confronto,..., Infatti tutti gli altri codici ,anche se basati sulla geodesia, esprimono formule propiziatorie per rendere più conforme alle nostre esigenze la natura del nostro pianeta.

COME INTERPRETAVANO GLI ANTICHI CODICI, ATTRAVERSO I LORO PESI?

Dato che formulare domande sia facile conoscendo degli indizi sulle risposte, con questi argomenti si potrebbero riapre comunque "molti "programmi di ricerca fermi da tempo. Ognuno potrebbe dare il suo contributo. Sapete qual' è la cosa più difficile ,..Esporre un argomento che gli altri non conoscono minimamente ,che mai avrebbero sospettato, perchè stranamente ,non hanno mai ipotizzato. Ora considerate che gli argomenti siano molti e tutti relazionati ed indispensabili, e cercate di essere comprensibili ed elastici perchè capiterà spesso di utilizzare termini nuovi o addirittura di dover re inventarne. E sapete quale è la mia ,difficoltà maggiore ,aver dovuto comprendere e circoscrivere con dati sufficientemente relazionabili ,un cero periodo di tempo che và dalla buia preistoria fino al periodo etrusco. Ma soprattutto, il dover riuscire ad esporre il tutto semplicemente al "contrario" di come si sono svolti tutti i fatti durante il programma di ricerca, perchè anche se a volte si ha la soluzione fin dall'inizio, bisogna dimostrare quello che si asserisce .Ed allora provate ad immaginare come deve essere facile ad riavvolgere la storia di un arco di tempo così lungo,e mentre si tiene tutto a memoria trovare le parole per sciverlo in corretto italiano indiretta, soprattutto quando sei circondato da altre persone abituate da troppi secoli solamente ad rifinire il problema a trovare nuovi puntini da mettere sulle i e non più in grado o volenterose a comprendere e guardare la soluzione. Sono sicuro che alcuni dei problemi di comprensibilità derivino dalla maniera in cui siamo soliti abituati a pensare ,qui non funziona vi assicuro che non c'è nulla di criptato o di misterioso. Bisogna semplicemente porsi da altri punti di vista. Per quanto possa sembrare inusuale e senza senso, sommare assieme tute le misure di una struttura architettonica, o alcune di esse ,non è più cosi quando queste ricalcano i "pesi di unità di misure ben conosciute, "perchè con i pesi risulta normale fare queste operazioni .come è naturale conosce il loro peso complessivo. Chi si è mai sognato di prendere tutte le misure dell'Altare della Patria soltanto per sommarle tutte assieme o a gruppi, non credo che l'abbia mai fatto nessuno. Oppure per quanto qualcuno lo voglia ritenere illogico ed incomprensibile è anche l'unica maniera per interpretare un antico monumento realizzato con questi REQUISITI. DOVRETE IMPARARE A FARLO O SEMPLICEMENTE ACCETTARE L'IDEA . Altrimenti rimarrà impossibile porsi nella giusta prospettiva per comprendere i loro arcaici messaggi che con immane sforzo intesero tramandarci. Tanto più perchè tutto ciò si riflette di conseguenza poi sulle decorazioni dei codici ,dalle quali derivarono dapprima leggende,poi i miti ,le genesi ,e infine le religioni. ----Voglio darvi subito un altro suggerimento in maniera da evitare futuri "non è comprensibile"i quali non sono sicuramente una buona pubblicità per nessuno. La matematica più elementare in genere lascia poco spazio ai dubbi e alle irrazionalità,ma per gli antichi sembra che neanche questo fosse così, perchè proprio partire dai numeri più bassi per quotidianetà e conoscenza delle litolattrie principali,per loro doveva essere del tutto normale confrontarne o sommarne i livelli. Cosi abbiamo che nei miti i personaggi prendono il posto delle litolatrie e magari ci ritroviamo con vicende, dove il numero di queste figure si ingarbuglia o è intraducibile solo perchè in origine il senso era 2 più 1 uguale a 4, oppure 1 più 2 uguale a 2,questo per quanto inesatto èra invece normale quando ci si riferiva all'originale e alle altre tre che insieme pesano circa quanto la prima ,cioè i giorni di un anno solare. Ed ecco quà che spunta una nuova nascita o che muore qualcuno e intanto i conti tornano. Le tre copie che assieme pesavano 365 grammi non venivano direttamente confrontate o contrapposte all'originale per semplici motivi di rispetto, per questo è più difficile trovare definizioni derivanti dal confronto 2 più 1 uguale a 1, La formula 2 più 2,al contrario, veniva sicuramente usata in questo contesto anche con due significati diversi. Nel primo caso ,vale l'esempio precedente :dove le tre copie equivalenti all'originale danno 2 unità. Nel secondo caso ,e qui si entra nel vivo dell'archeastronomia ,in relazione alla geodesia . Non credo che ci sia nulla di difficile da capire ,insegno ai bambini come con sei numeri di 4 cifre possono imparare tutta la matematica ,la geometria ,la geodesia e la fisica del nostro pianeta .Se non tutti lo sanno forse oggi ,è solo per pigrizia mentale ,comunque aggiungendo il peso della litolatria più grande del gruppo di tre ,la quale corrisponde con precisione al valore di un grado all'equatore ,a quello della copia più importante ,155,8 e aggiungendo ancora al risultato il peso della rimanente più piccola 27,3, avremo un valore poco superiore a 365,quello usato nell'antica topografia .364,i giorni dell'anno diviso in settimane ,più i famosi 5 giorni nefasti aggiuntivi, ben conosciuti anche in centro America ,i quali qui troverebbero una spiegazione logica 1 )la più antica conoscenza del sistema decimale ancor prima delle dinastie egizie. 2 )l'esatta conoscenza del raggio polare terrestre ,basta moltiplicarlo per 365. 27,3 per 366,6 uguale 10008,18. Arriviamo al punto, prendiamo in considerazione la cifra 184,265......se noi costruiamo un rettangolo con due lati 365,e due 184,265....... noteremmo con un compasso che uno dei lati è il doppio dell'altro ,da qui la semplice osservazione ,che 2 volte il lato minore è uguale a quello maggiore ,l’esempio pratico equivale alla divisione o alla moltiplicazione ,ci si accorge spontaneamente che prendendo 2 volte la cifra 184,26 la somma equivale al peso dell’originale di 365grammie. Ed ecco che abbiamo :le2 (anche se ripetuta due volte la terminologia non cambia)unita più 1,quella di 365 grammi corrispondenti alle 2 unita di 365gr..Sembra più un gioco di parole, e al momento non ci è utile, ma valeva la pena precisarlo le associazioni non vanno di sicuro sottovalutate. Se nel primo caso, avevamo il gruppo di tre codici confrontati con l’originale, quelli del calendario ,nel secondo caso troviamo solo il codice corrispondente alla circonferenza terrestre che preso due volte viene confrontato con l’originale. Dato che i risultati di queste operazioni non sono matematicamente identici ,ma simili ,allora forse potrebbe essere su queste tolleranze che si articolano le “formule propiziatorie. Se invece della geometria fossimo abituati ad usare per le normali operazioni di pesatura di tutti giorni dei pesi aventi questi valori ,allora il tutto sarebbe ancora più facile , assolutamente normale non ci faremmo neanche caso. Costruendo un rettangolo di lato 365 e 155,8 noteremmo che il lato più piccolo sta 2 volte e un quarto in quello più grande ,ed anche questo è facilissimo da realizzare con un compasso ,ora immaginiamo che per comodità di voler realizzare la pianta di un tempio solare ,secondo voi quale proporzioni useremmo ?Esiste un elenco dei templi che adottano queste proporzioni nel perimetro ?forse sarebbe il caso di realizzarlo.----------------------------------------------------------------------------------------------------------AL momento e dal 90,l'esclusiva sui reperti originali è a disposizione soltanto del centro ricerche sulle antiche conoscenze contro le siccità e sul decentramento e dispersione energia geofisica . Il quale da solo si è sempre assunto tutte le responsabilità in materia, non si può permettere di fare errori di nessun genere, non è finanziariamente sostenuto da chicchessia. Al momento ci sono già abbastanza problemi nello stabilire ciò che deve o non si deve bublicare a livello intern.
Il giorno 17 Marzo ,quando vi ho parlato di un luogo fuori dal comune, lo hanno dimenticato in molti ed è un brutto segno, se nessuno farà qualche cosa ,presto avremo un brusco risveglio, mi è giunta voce che sia stato approvato e già in fase di avvio, un progetto che toglierà tutta la poca acqua (che verrà convogliata per una piccola centralina elettrica) proprio nel tratto dove si incontrano i mitici torrenti. Non sò se avete idea di cosa possa significare a livello idro-geo magnetico, secondo i miei calcoli, è il cuore di un antichissima rete megalitica artificiale che per vastità a livello globale non avrà più confronti nella storia dell'uomo.
Non ho idea di chi può aver dato i permessi di cosa stia facendo le varie associazioni a difesa della natura ,come possono essere ridotte tutte al silenzio, ma non siamo animali anche noi in fondo ?
Al momento i 4 siti più significativi sono stati già distrutti e cancellatati.
1 )LA PASSERELLA MEGALITICA ,CHE FUNGEVA DA GUADO,LUNGA DIVERSE DECINE DI METRI , SITA NELL PUNTO IN CUI LA GOLA è Più AMPLIA,COSTITUITA DA MASSI A FORMA CUBICA ALLINEATI NELLA STRETTA VALLE SONO EMERSI E POI SPAZZATI VIA DURANTE LA REALIZZAZIONE DI UN CAMPO SPORTIVO,CON IL PROGETTO DEL QUALE SI ERA PROVVEDUTO ALL’ESPRORIO DEGLI ORTI ,UNICA RISORZA ESISTENZIALE DELL’ECONOMIA LOCALE .O ASSISTITO PERSONALMENTE ALLO SCEMPIO CON I MIEI OCCHI DATO CHE L’ADDETTO AI LAVORI ACCORTOSI DELLA STRUTTURA AVEVA DA PRIMA ASPORTATO LA TERRASUI LATI RIPORTANDOLO ALLA LUCE PER TUTTA LA SUA LUNGHEZZA ,POI NEL GIRO DI UN GIORNO IL CRIMINE FU COMPIUTO .
2 )UN GRUPPO DI MACIGNI CICLOPICI FRANTUMATI ED USATI COME CAVA. Si trovavano in una piccola radura pianegiante lungo il pendio della montagna.
Ora :il progetto della presa della centralina, poco sotto il campo sportivo dove sono stati rovesciati i massi della passerella a fungere da argine del torrente, in un tratto in cui lo stesso torrente conserva ancora l’antica e ciclopica sistemazione a pozze artificiale, mi sembra un eccesso di accanimento verso le poche risorse future del luogo “un parco naturale e archeologico”
Un altro progeto di ristrutturazione prevede la costruzione di un impianto di depurazione ,costituito da una sequenza di vasche di filtraggio e dispersione nell’ambiente del tipo Imhoff indovinate dove ? Ma si proprio pochi metri sopra la sorgente delle cascatelle descritta come il sito originale dell'onfalos nero. E si che le particolareggiate ispezioni geologiche avevano ben messo in evidenza i due ruscelli sui lati di quel fazzoletto di terra, indicato come frana quiescente ricca di materiale di selce. Nei rigagnoli incontaminati riesce a riprodursi la trota autoctona ma ancora per quanto? Questo è possibile perchè forse si sono dimenticati di riportare e segnalare anche la presenza della sorgente ?Oltre ad approvare i progetti senza tutti i permessi a norma di legge. Intanto parte dei lavori sono in fase avanzata e per favorire l’accesso è stata già distrutta L’antica strada millenaria di pietra (la mulattiera).. Distruggendo la parte di sito più superficiale che nei secoli si era salvato dai lavori agricoli.
Posted -
20 May 2005 : 19:52:56 ciao ,Ant. ,fortunatamente con il settore interessato ci troviamo in una valle parallela, ma anche quella nel quale si verificò l'anomalo fortunale che scavalcando i monti ,mosse l'onda di piena, sarebbe dovuta rientrare nella ricerca ,periodi di siccita più prolungati indicavano la necesità di ricognizioni continue. Le piante con gli antichi rilievi ci sono ,avvalorate da altre più piccole che entrano nel dettaglio ,sarebbe fantastico allargare l'area conosciuta per mezzo di altri reperti simili.ricerche di archeoastronomiavalditurrite
PostsPosted - 20 May 2005 : 20:43:04
IL RECUPERO di alcune litolatrie copie principali
e molte altre ,sono state recuperate con un lungo lavoro di sminamento ,da una sorta di tumulo ,il quale ormai fungeva da guado,posto al centro del fiume Isar in Germania ,nella località di Garking ,meglio nota per l' E.S.A e la citta universitaria legata alla vecchia centrale atomica ,credo che abbia più di 30 anni e che fosse ancora in funzione,mentre ultimavano il nuovo reattore,il singolare sito doveva essere piaciuto in modo particolare per le sue qualità geomagnetiche ,chi può dirlo,di fatto dal tumulo alla centrale nucleare abbiamo poco più di un chilometro,poi il fiume entra nell'area delimitata ,il sito è stato eroso in maniera naturale dalla corrente fluviale ,è comunque documentato da carte medioevali e quindi escludo che potesse essere recente. La scelta non credo che fu causale molte delle copie principali sembrerebbero essere di un tipo di pietra simile a quella locale,ma altri sostenevano che se ne trova anche nell'area cerrite, come in effetti ho potuto valutare con il proseguimento delle ricerche. L'indagine ha potuto confermare che quantomeno tra Civitavecchia e Cerveteri fossero ben conosciute con le loro differenze stilistiche,piccoli bifacciali"rarissime copie delle copie" che ne attestano il culto .Ciò non toglie l'ipotesi della loro origine germanica. La mia ipotesi protende nell'immaginare che in un particolare momento (dopo essere state a lungo nelle mani degli aruspici etruschi)della storia Romana, le reliquie presero il volo per essere segregate nel loro angolo di provenienza ,per svanire cosi anche alle facoltà dei più sensitivi. Perchè un area ,da ottimale si trasforma a rischio? Cosa poteva succedere se anche quelli che ritengo i reperti più significativi si disperdevano nell'area della centrale quando il tumulo ha cominciato a smembrarsi e disperdersi sotto la forza dei flutti. Ho notato che nei luoghi dove vengono custoditi un certo quantitativo di reperti spesso si forma una sorta di cupola di risonanza magnetica,in pratica ci si accorge del fenomeno durante i temporali,dapprima li attraggono,poi rimangono come in una sorta di occhio di ciclone dove non cascano fulmini nelle vicinanze ed i tuoni si propagano verso l'esterno,effetto fra l'altro molto gradito da quei meteopatici disturbati in maniera particolare,che sia stato questo uno dei motivi che haveva indoto i ricercatori a scegliere la zona di Garching,chissa se lo sapremo mai?E se ammetteranno l'errore di non aver supposto che il fenomeno potesse essere artificiale, e se mai capiranno il rischio al quale andavano incontro. Speriamo che rimanga solo un ipotesi e che non ci siano ancora mostri in letargo a guardia della nostra incolumità.
PIERO TELLINI

In premessa devo dire che l'autore di questo racconto, che definire solo "straordinario" equivale a fargli un torto … si chiamava Piero Tellini (66enne, all'epoca di questo articolo e ora mio spirito guida …) fiorentino d'origine e sceneggiatore, oltre che soggettista nella vita e nell'arte.
Scrisse la sceneggiatura di diversi ed apprezzatissimi film, alcuni molto importanti, fra i quali il celebre "Guardie e ladri" a cui diedero la loro straordinaria interpretazione Totò e Aldo Fabrizi, per la regia di Steno e Mario Monicelli. Collaborò spesso con Alessandro Blasetti, Cesare Zavattini, Alberto Lattuada, Luigi Zampa, Michelangelo Antonioni, ecc. ecc. La storia che qui racconta corredata da incredibili fotografie è di quelle che lasciano davvero pensare. Leggete per bene, meditate e poi fatemi conoscere (se lo volete) le v/s opinioni.
Cari saluti e buona lettura da Otello Martini



L'UOMO DELLA PIETRA


Sono arrivato al termine di un incredibile viaggio nel passato, un viaggio senza fine fra stupori e ansie struggenti, sofferenze, speranze, delusioni, rinunce.
Sono vent'anni che ho scoperto le tracce di una civiltà che si perde nella notte dei tempi, che sono penetrato in antichissimi mondi sconosciuti, in culture di cui si è perduta la memoria; località, abitazioni, usi e costumi, volti di uomini e di donne di quei tempi lontani mi sono diventati familiari.Non c'è stato giorno, in questi lunghissimi anni, che non sia vissuto almeno un poco con loro, per conoscerli meglio, per capire che cosa stavo vedendo. Non sono uno scienziato, non ho mai seguito studi di archeologia, paleontologia o simili.Solo il buon senso, una profonda conoscenza della natura umana e la convinzione che la Bibbia sia anche il compendio, tradotto in termini psicologici, dei fatti determinanti accaduti all'uomo fin dalle origini, la storia della nostra realtà; mi hanno aiutato in questo lavoro e sorretto nei momenti più neri, quando sentivo di avere contro di me la scienza ufficiale, i parenti, gli amici, gli interessi.
Ho le prove ormai, visibili e concrete, che una civiltà antichissima, molto progredita artisticamente, con conoscenze tecnologiche superiori e ancora sconosciuta, è esistita, e che l'uomo aveva l'aspetto fisico che noi abbiamo adesso, da molte migliaia di anni in più di quanto finora si era pensato.
Tutto ebbe inizio nell'agosto del '62 ad Ansedonia, sulla costa Toscana. Stavo scrivendo il copione di un film, quando il padrone dell'albergo dove abitavo mi disse che nella sua proprietà, in mezzo al materiale tirato fuori da certe grotte vicino al mare, si trovavano delle punte di freccia preistoriche di pietra e di osso.Nei momenti di riposo mi misi anch'io a cercarle e un giorno, mentre stavo curiosando ai piedi della parete circolare di una piccola grotta dalla volta crollata, trovai una decina di pietre da quattro a dieci centimetri di lunghezza, incollate nella roccia stessa con una specie di argilla fragile. Più tardi, spazzolando la rivestitura di argilla bianca che le avvolgeva, mi accorsi che erano degli utensili preistorici; punte, raschiatoi, bulini, lavorati con molta finezza, quasi ricamati, ma inadatti allo scopo perchè fatti con una pietra troppo tenera. Sembrava che quelle pietre, recassero incise facce e profili umani e figure di animali, ma se poi guardavo facevo fatica a rintracciare le immagini o addirittura non le trovavo più; pensai che fossero prodotti dalla natura o della fantasia. Insieme alle punte di freccia trovai altre pietre nei pressi della grotta crollata. Una particolarmente mi colpì, quando la impugnavo, il palmo della mano, vi aderiva così perfettamente da sembrare che fosse stata fatta su misura e le dita finivano in sedi consumate per il lungo uso. In alto emergeva come un profilo di nobil uomo, una specie di re. Impugnata dall'altra parte tutta la pietra sembrava come un uccello in piedi. Una notte, mentre ero intento a scrivere nella mia stanza, scoppiò un violento temporale e la luce se ne andò. Accesi la torcia elettrica, che mi serviva per andare a cercare nelle grotte e in attesa che tornasse la luce, mi misi ad esaminare una delle pietre che avevo messo sul tavolo di lavoro come fermacarte; mentre la rigiravo fra le mani, improvvisamente vidi sul muro, proiettata dalla pietra, l'ombra enorme di un uomo bestia, una specie di uomo di Neanderthal.La cosa più impressionante era che si trattava di un'ombra tridimensionale, l'occhio aveva una pupilla che si muoveva al minimo spostamento della pietra, mentre la bocca si apriva e si chiudeva come se parlasse.
Non potei evitare di ricordarmi di un articolo che avevo letto anni prima, sulle leggende che circondavano Ansedonia, l'antica città romana di Cosa, costruita su rovine etrusche, centro di favolosi tesori nascosti e mai ritrovati. Ma non vi era nulla di magico nell'ombra vivente, solo semplici accorgimenti tecnici producevano quell'effetto, il buchetto che nella pietra rappresentava il foro dell'occhio, era attraversato verticalmente da una barretta, muovendo piano la pietra orizzontalmente su se stessa avanti e indietro, l'ombra di questa barretta, cioè la pupilla, si muoveva. La bocca era formata da una fessura orizzontale, che ad ogni movimento della pietra lasciava filtrare più o meno luce, modificando in tal modo il contorno delle labbra.
L'effetto era comunque straordinario, la stessa pietra impugnata dalla parte opposta, proiettava la testa e il collo di un animale, probabilmente un dinosauro e in un'altra sezione ancora il profilo di un uomo con una lunga barba. La scoperta della pietra che proiettava "ombre animate", mi spinse a pensare ai nostri lontani progenitori e alle centinaia di millenni che avevano passato nelle caverne, durante i periodi glaciali, prigionieri del freddo e della fauna!
Vivendo per migliaia di secoli nelle caverne, illuminate da una sola fonte di luce, di giorno proveniente dalla entrata e di notte dal fuoco centrale, l'uomo doveva essere diventato un vero maestro della luce e delle ombre. La pietra proiettore, doveva essere solo uno degli innumerevoli tipi di oggetti che si era fabbricato per necessità o per passatempo, per ragioni didattiche o di comunicazione; l'abilità tecnica, non poteva essersi limitata alla riproduzione di ombre sulle pareti, ma doveva per forza essersi esercitata in altri settori e aspetti della vita. Con grande preoccupazione del mio produttore che aveva una villa ad Ansedonia e mi aveva fatto venire a lavorare vicino a lui proprio per potermi avere un po sotto controllo, cominciai a comprare libri divulgativi di archeologia e ad andare in giro con un sacchettino per le pietre; in uno di questi libri lessi dell'enorme "buco nero" archeologico, circa 25.000 anni, che si riscontra nella evoluzione artistico-culturale dalle pitture rupestri spagnole alla scrittura pittografica - ideografica egizia, frattura data dall'assenza di una massa di reperti adeguata all'importanza dei due eventi. La riduzione di tutta la realtà ad una serie di simboli, un salto culturale così eccezionale, fa presupporre una intensa e vastissima attività in molti altri campi dell'arte figurativa e poiché questa sperimentazione doveva essere stata lenta e massiccia, doveva essersi particolarmente esercitata sulla pietra, materiale generalmente non deteriorabile, o sull'argilla, il legno e l'osso, destinati in buona parte a pietrificarsi; non riuscivo a capire dove fossero andate a finire le tracce di questa evoluzione. Del resto comunità di individui di sesso e di età diversi, costrette a vivere in spazi ristretti, non potevano aver trascorso diverse ore di veglia, assolutamente libere ogni giorno, senza far nulla; condizione che non favorisce di certo alcuna evoluzione; non sono certo queste le condizioni adatte per evolversi come invece è avvenuto. Doveva esserci stata senz'altro un'altra attività, che consentisse particolarmente l'evoluzione del fenomeno della riflessione, un'attività legata al campo dell'arte figurativa, come il passaggio dalle pitture rupestri al simbolo ideografico lasciava supporre. Mi venne in mente un'idea, talmente ovvia da sembrare perfino stupida; per i nostri antenati la luce delle caverne doveva essere più naturale della luce del sole, poiché era in quella luce che erano abituati a vivere la maggior parte del loro tempo. Riprodussi allora, nella mia camera d'albergo, la luce bassa e diffusa delle caverne e cominciai a guardare in quella luce, gli utensili trovati nella grotta crollata e che all'aperto mi erano sembrati lavorati.
Le immagini cominciarono come per incanto ad apparire più chiaramente, ma mi ci vollero due nottate per capire che la luce adatta da sola non bastava e che per ottenere la visione corretta occorrevano anche la distanza giusta dall'occhio alla pietra e una velocità particolare per girarla sul piano. Appena potei visionare un reperto nel giusto modo, fu come metter un film nel proiettore; facce, profili umani, figure di animali, si susseguivano davanti ai miei occhi sbalorditi ad ogni sesto, ottavo giro della pietra. Le immagini erano belle e di un realismo sorprendente e questa volta non sparivano, potevo rivederle quando volevo.
I volti erano moderni, i costumi vagamente orientali, alcuni personaggi sembravano portare mitrie, corone, turbanti. Le pietre, non lavorate in forma convenzionale, erano incise o scolpite in modo che prendendole in mano da qualsiasi punto di vista, si potessero vedere delle immagini; sembrava che l'aspetto naturale della pietra grezza, fosse stato adattato per assomigliare a qualcosa di umano se osservato da un punto di vista soggettivo; qualcuno, qualche tempo dopo, mi spiegò che si trattava di un tipo di lavorazione "anamorfico". Nei giorni e nelle notti che seguirono, potei controllare, che gli utensili posati su un piano, avevano una media di quattro - cinque posizioni stabili e che ogni posizione stabile conteneva una media di sei - otto immagini, il che significava che ogni oggetto riproduceva fra trenta e quaranta immagini diverse.
Feci una prova; per descrivere una sola immagine dovevo usare più parole (per es. faccia di uomo maturo, bello, mite, espressione stupita) quindi una frase che per quanto telegrafica era in media di sette - otto parole. Ogni pietra perciò, non conteneva solo trenta-quaranta immagini, bensì, in pratica, fra le duecentocinquanta e le trecento parole, ovvero un piccolo racconto.
Forse il seguito delle immagini non era così caotico come a tutta prima appariva, forse aveva un senso, una logica e quindi descrivere e narrare qualcosa.
Uomini così sensibili e progrediti sia tecnicamente che artisticamente, dovevano aver sfruttato queste loro qualità nel modo più razionale, per comunicare. Forse avevo trovato un "altro" tipo di linguaggio, un mezzo di espressione e di comunicazione delle idee e dei concetti preistorici, sicuramente ben più evoluto, di qualsiasi altro noto fino ad ora.
Anche la frattura archeologica nella storia della evoluzione artistico-culturale, prima e dopo le pitture rupestri, poteva essere spiegata; le tracce c'erano ma per poterle vedere occorrevano le stesse condizioni di luce nelle quali erano state lavorate; quante volte le guardavamo e non le vedevamo, anzi tiravamo loro dei calci? Qui mi prese la paura di sbagliare, di dire cose inesatte e in un campo non solo per me nuovo; forse tutte le pietre del mondo contenevano immagini di uomini e di animali, poteva essere una specie di fenomeno naturale?
Allora presi delle pietre, le ruppi a metà e cominciai ad esaminarle dentro, con la stessa tecnica ed attenzione con cui avevo guardato le altre, ne spaccai una cinquantina, esaminai un centinaio di superfici interne (negli anni successivi ne avrò esaminate un migliaio) ma non riuscii mai a ritrovare nulla che fosse simile a quanto avevo visto e potevo vedere nelle pietre di Ansedonia; al massimo trovai su qualche superficie, un'abbozzo di immagine chiaramente molto casuale.
Mi convinsi allora, di aver veramente trovato, un linguaggio artistico diverso, ovvero il segreto, che mi consentiva di leggere gli artefatti di una cultura dimenticata, probabilmente le tracce di un'antichissima civiltà antidiluviana di cui parla anche la Bibbia, o di quelle fantastiche che vengono menzionate nei Veda; forse potevano essere addirittura le tracce di coloro che vissero nella mitica Atlantide?
Le docce fredde non tardarono, quando nel mio entusiasmo cercavo di mettere al corrente di quello che avevo trovato, amici, parenti, colleghi e mi dovevo inevitabilmente scontrare e molto spesso con il loro scetticismo!
Mostrare le immagini a qualcuno, non era di certo una cosa semplice, occorreva soprattutto una bella preparazione e l'esatto punto di vista soggettivo e poi cambiarlo spesso di pochi centimetri; e questo semplice fatto era difficile da dimostrare, se si voleva contemporaneamente guardare in due, anche guancia-guancia bisognava spesso cambiarlo anche di pochi millimetri, e questo significava non vedere più niente o vedere immagini diverse da quelle che io tentavo di annunciare.
E allora cominciavano i sorrisetti ironici, i consigli di lasciare l'archeologia agli addetti ai lavori, e quando capitava di intravedere qualche immagine, subito c'era chi sosteneva che si trattava di immagini casuali e del tutto naturali.
Inutilmente cercavo di spiegare, che una natura che si incarica di produrre decine di profili, facce, figure umane, animali con tratti anatomici regolari, su una stessa pietra, e visibili chiaramente solo da una particolare prospettiva, sotto una certa luce, ad una determinata distanza, avendo cura di utilizzare una lenta velocità di rotazione, era una natura davvero ben strana...
Bisognava trovare un collegamento anche occulto, fra la pietra e l'immagine umana, un fatto cioè ancora più inverosimile che non la stessa semplice ammissione, che quelle immagini fossero veramente prodotte dalla mano dell'uomo.
Invano mi affannavo a ricordare che la procedura per leggere le pietre non era più complicata di quella che occorreva per leggere un libro (prenderlo dalla parte giusta, aprirlo dalla prima pagina, cominciare a leggerlo dalla prima riga, da sinistra verso destra, per poi passare alla seconda riga, leggendo sempre da sinistra verso destra e così fino alla fine della pagina, per poi voltare la pagina e ricominciare nello stesso modo e così via, tutto questo sempre con un minimo di luce adatta per poter vedere). Avrei voluto che tutti mi credessero e mi capissero, che riconoscessero che avevo ragione; ero sicuro ma troppo impulsivo e poco scientifico, spesso mi sono comportato come uno sciocco.

Oggi mi vergogno di quello che avrà pensato di me un corrispondente del "Times" che un amico una sera mi mandò, e che di fronte a quei sassi, stesi sul letto, dopo il solito guancia-guancia nella semioscurità, nel tentativo di fargli vedere le famose immagini, se ne andò quasi indignato.

Talvolta le critiche erano così fraterne e convincenti da mettermi veramente in crisi; dopo tutto ero un ottimo scrittore di cinema, conosciuto anche all'estero, bisognava piantarla di scherzare e tornare a fare la persona seria. Ma le pietre erano lì, le potevo toccare, girare, guardare, e quelle immagini erano davvero belle e misteriose, ma non cambiavano; inoltre basandomi sull'ubicazione dei ritrovamenti di Ansedonia, trovavo spesso nuove località con altri meravigliosi reperti.
Come sui Monti Albani, sulla parte alta del Lago di Albano o sulla via Aurelia, vicino a Torrimpietra dove erano state scoperte le ossa di un Mammouth, mentre stavano costruendo la superstrada. Proprio curiosando fra gli scavi, trovai un bellissimo pesto in pietra e una conchiglia, usata senz'altro come lampada e una pietra cubica insieme ad una statuetta, raffigurante una specie di scimmione con un casco e una tuta moderna … tutti dello stesso tipo della "cultura di Ansedonia" come ormai li chiamavo.
Intanto, ero riuscito a migliorare la visione dei reperti, usando una luce così diffusa da non produrre false ombre, il che era anche logico se i nostri antenati lavoravano la pietra con una luce di taglio, la lettura doveva avvenire con la stessa (e perfettamente identica) luce di taglio; quindi sia il momento della lavorazione che quello della visione dovevano coincidere, ovvero doveva effettuarsi in una luce comune a tutti i manufatti e cioè senza ombre.
Con questo nuovo sistema di lettura, mi accorsi che girando la pietra tenuta in mano, imprimendole variazioni minime di asse rispetto alla luce, secondo quel che suggerivano le linee e osservando le figure che apparivano al di sopra delle linee stesse, il seguito delle immagini non era più senza senso, ma serviva a descrivere un piccolo fatto, come le stesse parole servono per descrivere una frase.
Muovendo una pietra, che rappresentava una figura di donna di fronte a quella di un uomo, vidi che per effetto dell'altorilievo, la figura dell'uomo sembrava avvicinarsi a quella della donna, fino a confondersi in un abbraccio, inoltre le facce muovevano gli occhi e la bocca … e forse per effetto della permanenza delle immagini nella retina, il passaggio da un'immagine all'altra sembrava avvenire come per quella che in un qualsiasi film si chiama "dissolvenza incrociata".

Mi sentivo davvero confuso dalla grandiosità di quello che andavo trovando e contemporaneamente mi accadeva un fatto strano, sentivo in modo sicuro che qualcosa di determinante stava accadendo nel mondo, per cui tutti gli uomini di buona volontà erano obbligati a dare il meglio di sé, in assoluto, per il raggiungimento della conoscenza e della verità.

Il cinema che era stata la ragione prima della mia vita per tanti anni perdeva gradualmente di interesse; ero convinto che con questo mezzo non si poteva più comunicare efficacemente.
Da una parte, il condizionamento economico e politico, impediva di esprimersi in piena libertà e dall'altra, il pubblico ormai sapeva a livello inconscio che tutto quello che accadeva, nei film, anche nei migliori, era stato opportunamente girato e preparato diverse volte e quindi non era vero!
Fare il cinema non era più una vocazione, voleva dire assecondare la propria vanità e il proprio desiderio di benessere; prevaleva in me, un grande desiderio di divulgare al più presto, ciò che avevo scoperto e non potevo contare sulla collaborazione di scienziati, un paio di tentativi furono semplicemente disastrosi.
La particolare messinscena, per visionare al meglio tali reperti, dava alla dimostrazione un'aria di ciarlataneria; gli scienziati non vollero mai assistervi e mi invitarono a portare delle buone fotografie, prima di riprendere qualsiasi discorso; ma fotografare (e quì eravamo con le tecniche degli anni "60 ... NdR.) rappresentava una difficoltà enorme, bisognava fotografare quello che l'occhio vedeva, in una luce bassa e diffusa, solo come un occhio lo vedeva.
SE la foto veniva più chiara, era come se la pietra si fosse avvicinata troppo all'occhio e l'effetto era irrimediabilmente perduto.

Passai mesi e mesi a cercar di ottenere risultati positivi, chiesi consigli a tutti gli operatori, ai fotografi che conoscevo, inutilmente.
Nella stessa casa di mia madre, dove mi fermavo qualche volta passando da Roma, se mi mettevo a fotografare reperti, si faceva un silenzio di tomba, sguardi carichi di drammatico rimprovero, tentavano di raggiungere la mia coscienza; piano piano mi accorsi, che delle pietre non potevo parlare con nessun altro, all'infuori di due vecchi amici, Peter Tompkins uno scrittore americano che avevo conosciuto a Roma dopo la guerra e Harold Fischbaker, un piccolo editore franco-americano che aveva una delle più antiche librerie d'arte di Parigi in Rue de Seine.
Harold mi presentava persone dell'ambiente culturale, che potevano essere interessate al problema e mi metteva a disposizione, la libreria per le informazioni di cui avevo bisogno; con Peter invece iniziai, una corrispondenza che andò avanti per molti anni; abitava negli Stati Uniti, era molto addentro a studi esoterici, scriveva libri sulle Piramidi egizie, messicane, sugli obelischi, sui Rosacroce, sui Templari; ne scrisse uno anche sulla vita segreta delle piante e mi aiutava moltissimo a dare un senso preciso a tutto quello che trovavo, mi metteva al corrente dell'importanza della "pietra" nella tradizione, mi mandava citazioni che la riguardavano nei testi sacri indiani, tibetani, cinesi, mussulmani ecc. e poi mi incoraggiava nei momenti di debolezza o mi prendeva in giro per risvegliare il mio amor proprio, quando stavo per abbandonare.
Avevo ormai perso ogni interesse per il cinema, ma dovevo pur farlo, magari senza firmare, per vivere; ovunque mi spostassi per ragioni di lavoro, continuavo nella mia ricerca nelle località più adatte che ormai individuavo con una certa facilità, o nei luoghi che altri avevano gia scavato, archeologi o costruttori, non potendo permettermi di farlo io stesso con i miei scarsi mezzi e trovavo spesso reperti di rara bellezza; in Inghilterra, fra New Market e Cambridge, trovai una serie di pietre lavorate in un modo ancor più misterioso, non erano ne scolpite ne incise, eppure le immagini apparivano nelle parti lucide della selce, prodotte dal riflesso della luce. I volti avevano occhi e bocche che si muovevano e le figure si animavano, alcuni personaggi portavano dei caschi e una specie di maschera davanti alla bocca, altri sembravano avere delle maschere metalliche. La cosa curiosa era che le pietre trovate in Bretagna, in Francia o ad Alicante (in Spagna) recavano immagini simili a quelle inglesi; di fronte a queste pietre straordinarie, apparentemente magiche, forse capii qual'era la ragione, dell'avversione che gli antichi ebrei avevano maturato, per la riproduzione delle immagini; infatti, se queste pietre potevano lasciare sbalordito me, uomo moderno abituato alle quotidiane conquiste della scienza e della tecnologia, c'era ben da immaginarsi cosa poteva capitare a chi in quel tempo "inciampava in una pietra", come queste. Ne parla anche la Bibbia.
Ignaro che da tre milioni e mezzo di anni, i nostri antenati costruivano utensili, che da settecentomila anni l'Homo Sapiens accendeva il fuoco e viveva in comunità e non potendo lontanamente pensare che quegli oggetti fossero opera delle capacità dell'uomo; il malcapitato che vedeva il contenuto di tali manufatti, credeva che la pietra stessa fosse Dio e perdeva così la Fede nel Dio d'Israele; fù forse per questi motivi che Isaia cercava di mettere il popolo sull'avviso, avvertendo che questi oggetti non erano Dio, ma solo "opera di antica mano"?
Fù forse, proprio a causa di queste pietre che ebbe origine l'idolatria dei popoli che circondavano Israele?
Probabilmente è così, ma doveva esserci di più molto di più, qualcosa ce la dice la tradizione ebraica, la quale doveva conoscere anche le ragioni morali, che avevano condotto a un tale ostracismo.
Ma quali furono le ragioni, che avevano portato questa grande civiltà delle immagini, al declino e poi alla scomparsa?

Rendendomi conto della delicatezza della materia, decisi di rivolgermi per avere chiarimenti, proprio alla sede che più di ogni altra mi parve rigorosa e competente a giudicare; feci una comunicazione della mia scoperta a un padre Gesuita, insegnante alla facoltà di Teologia di Granata in Andalusia e ad un altro padre Gesuita di "Civiltà Cattolica" a Roma che mi conosceva, per il mio lavoro nel mondo del cinema; ero convinto che quello che era stato "tabù" fino a ieri, alla luce della Scienza, poteva ora essere divulgato, senza pericolo per la fede dei credenti.
Ricevetti lusinghieri incitamenti a continuare nella ricerca e a pubblicare, il che però significava fotografare, cosa che ancora non mi riusciva.
Per ovviare a questo inconveniente, a Malaga dove mi trovavo con alcuni amici poeti, "beatniks" di San Francisco, fabbricai un marchingegno che consentiva a chiunque la visione corretta delle immagini, una scatola di latta rotonda di tabacco da pipa, con sopra una pietra, che potevo far girare a distanza con dei fili, sistemata in mezzo ad un tavolo, intorno al quale, più persone sedute alla distanza voluta e con un oculare di carta, potevano osservare la pietra che girava nelle condizioni richieste; le dimostrazioni ebbero molto successo, Philip Lamantia, Vanderbroek e altri scrittori americani non credevano ai loro occhi.

Ma nessuno scienziato, accettò mai di esaminare le pietre in quelle particolari condizioni, mi chiedevano solo in quale località e in quale strato avessi trovato i reperti e siccome ero un po’ vago perché non ero un archeologo, mi licenziavano; poiché dall'esame col carbonium 14 non si poteva stabilire una datazione certa, andai a cercare altri reperti in una località inglese dov'era avvenuto uno scavo in una industria litica del paleolitico inferiore; trovai tre pezzi magnifici, ma quando ritornai dallo scienziato con cui ero in contatto, questi mi disse che il ritrovamento non era valido, perché i pezzi potevano essere stati abbandonati in quello scavo da qualcuno (sic).
In Spagna allora si spendeva poco per vivere, andai ad abitare in una casetta di pescatori, una stanza tutto compreso sulla spiaggia di Nerja, vicino a Malaga; scrivevo saggi filosofici sul "mezzo di espressione" e cercavo in Andalusia le località adatte per i miei reperti, ogni tanto andavo a Londra a vendere una storia o a collaborare a qualche sceneggiatura per un amico produttore, con il quale da ragazzo avevo cominciato a fare il cinema a Milano.
Le località, dove i misteriosi abitanti, appartenenti alla civiltà scomparsa abitavano, erano bellissime; o vicino al mare come Ansedonia, Alicante, Nerja stessa o sulle rive di fiumi disseccati e in alto nelle grotte orientate a Sud. A Roma trovai oggetti bellissimi sull'antico letto del Tevere, all'altezza della Magliana; non sapevo ancora se erano stati gli abitanti delle grotte a fabbricare quegli oggetti straordinari, le immagini dei reperti, mostravano due tipi d'uomo, uno all'incirca con le nostre stesse fisionomie, un altro all'apparenza estremamente più evoluto, dai tratti bellissimi, che spesso portavano caschi o maschere dall'aspetto metallico; i primitivi comunque abitavano nelle grotte e nelle pietre si vedeva bene che guardavano verso l'alto … poi girando convenientemente le pietre apparivano "gli altri".
Ogni anno che passava, mi separava sempre più dal mio ambiente, dal mio lavoro abituale, dalle persone che mi avevano accompagnato nella vita; qualche volta provavo un'acuta nostalgia, per i vecchi amici che continuavano a fare i film e di cui ogni tanto vedevo i manifesti in giro per il mondo, Fellini, Antonioni, Zampa, Zavattini, De Laurentis e altri coi quali avevo diviso e condiviso speranze, successi, notti insonni e notti di intenso lavoro; me li immaginavo mentre si riunivano nelle loro case accoglienti, a cercare storie, imbastire produzioni, mentre io andavo in giro a cercare sassi, magari con le mani rovinate e gli abiti sporchi e a volte mi sentivo veramente umiliato.
Ma bastava che mi ritrovassi nella mia stanza a visionare quei reperti, che ogni tristezza scompariva; era come assistere in continuazione al più bello dei film.
Mondi scomparsi mi afferravano, personaggi sepolti da migliaia di anni, mi guardavano, mi parlavano, e vivevano di nuovo.
Una caratteristica curiosa era la diversità degli stili, che trovavo nelle immagini, miceneo, assiro, maya, etrusco, incas, cinese, ed altri insieme a quelli della "cultura di Ansedonia".
A Guadix trovai dei pezzi ancora più strani, delle parti erano come stampate su una pellicola leggera, che rivestiva la superficie della pietra; chi aveva lavorato quegli artefatti? Come erano scomparsi? Qual'era stato il tragico destino che li aveva portati alla distruzione?

Per quanto mi sforzassi, non riuscivo ad immaginare con quale genere di prodigiosa tecnica fossero state lavorate quelle pietre; cominciai a pensare, che avessero collegato una tecnica usuale portata ai massimi dell'efficienza partendo dalla iniziale modellazione dell'argilla, del legno, dell'osso, della pietra.
Con l'energia che consideriamo puramente umana, il tatto, la vista, la volontà?
Per esempio, dovevamo considerare che si trattasse opera di magia? Forse per questo motivo i loro stessi costruttori, un giorno, cominciarono a distruggersi?
Questi antichi uomini, dovevano aver carpito qualche gran segreto della natura e lo strumento per la lavorazione di quegli oggetti poteva essere ditipo paranormale?
Ammettiamo pure, che sapessero sfruttare particolari energie a loro beneficio, e che con l'uso appropriato di queste, potevano addirittura tecnicizzare questa meravigliosa arte onde "pantografare" nella pietra la realtà, poi forse … per aver abusato nel toccare l'albero della vita e della conoscenza, erano stati puniti con l'autodistruzione.Così fantasticavo …
Ogni tanto ricevevo da Peter Tompkins notizie sulle ricerche che egli stava effettuando nel golfo del Messico, o sulle mitologie di varie civiltà; e più mi calavo nel mistero delle nostre origini, più venivo portato a fare profonde speculazioni metafisiche e a considerare la consoscenza di grandi scoperte spirituali, attraverso le quali la natura della pietra, quella della mente, gli studi del punto e del movimento, nei racconti delle origini erano un tutt'uno ... ed erano meditazioni profonde che occupavano continuamente il mio spirito.
L'esperienza della pietra, si rivelava come un'altissima disciplina spirituale; la lotta che continuamente si svolgeva in me fra quello che volevo fare e quello che dovevo fare per sopravvivere, ed investiva tutta la mia vita.
Cominciavo a capire, perché la pietra occupasse una posizione di privilegio nella tradizione; perché si dicesse che esisteva un rapporto stretto fra l'anima e la pietra; e che alcune pietre vive cadute dal cielo mantenessero la loro vita, fossero considerate come "parlanti", o contenessero inciso un oscuro messaggio antico o una profezia.
Compresi il perché, la pietra materializzasse lo spirito e avesse un posto preminente in tutte le religioni del mondo; <> … <> … sono decine, centinaia, le citazioni sulla pietra, solo nella Bibbia e nel Nuovo Testamento.
La ragione è che: tramite la pietra, l'uomo comincia la sua interminabile ascesi per la conquista della riflessione e dello spirito; dapprima egli riconosce se stesso nella natura, in un legno o in una pietra, che casualmente reca un volto che gli assomiglia, poi col tempo cerca di fare assomigliare sempre di più a se stesso quello che in natura casualmente gli somiglia; finché si crea una tecnica nella manipolazione della materia, che gli permette di riprodurre a piacere se stesso e tutto cio che è circostante, al punto che, impossessandosi di tutti i segreti per la tecnica di tale lavorazione della pietra, comincia a vedere se stesso agire nella realtà che riproduce e sperimenta senza intervenire fisicamente, la realtà prossima a venire, riflette, immagina, sintetizza sempre di più queste immagini, le riduce a simbolo, poi riduce tutte le realtà ad una serie di simboli, fino al formarsi del pensiero attuale.

La vita mi obbligava ancora a lavorare per vivere, e a concedere sempre meno spazio a queste antiche civiltà, malgrado le prove quasi schiaccianti che avevo accumulato, nelle migliaia di immagini, trovate all'interno di quei trecento eccezionali reperti, non ero ancora riuscito ad avere una sola foto convincente, che dimostrasse scientificamente, la validità di quanto avevo fino ad allora trovato.
Sentivo che sarebbe stato estremamente importante poter dimostrare con dei fatti, toccando con mano, alla maniera del nostro tempo, per quale errore una civiltà così progredita come quella che vedevo e che immaginavo, era scomparsa dalla faccia della terra e dalla storia. Facevo programmi televisivi, alcuni anche di un certo rilievo, ed ero sempre in giro per il mondo; trovai reperti della stessa cultura sulla West Coast degli Stati Uniti, in Corea, alle Canarie, in Messico, evidentemente tale civiltà era diffusa ed estesa in tutto il mondo; su una pietra inglese, trovai le immagini di un sacrificio umano, un uomo incappucciato teneva la sua vittima ferma, mentre un altro incappucciato le tagliava la gola con un oggetto triangolare; poi come nei sacrifici aztechi, mangiava il cuore; sulla stessa pietra era riprodotto il profilo del Dio azteco della pioggia!
Per due anni fui così preso dalla realizzazione di un lungo programma sui movimenti giovanili americani, che quasi finii per dimenticare quelle mie esperienze archeologiche; avevo sempre con me, qualche bella pietra da guardare, ma era diventata più che altro una semplice abitudine.
Un giorno, nel North Dakota, mentre facevo un programma sugli indiani americani, mi capitò di filmare il Monte Rushmore nelle Black Hills, le montagne sacre dei Sioux e anche della democrazia americana, da quando sulla roccia furono scolpite le teste gigantesche di quattro presidenti.
A New York, mandando avanti e indietro il film alla moviola, mi accorsi che accanto alla testa del presidente George Washington si notava il profilo di un pellerossa grande almeno cinque volte i volti dei presidenti; la visione era stata possibile perché il giorno della ripresa era una giornata grigia e senza ombre, la medesima condizione ideale, che avevo compreso fosse importante per leggere quelle pietre, e fu solo la mia abitudine a leggere quelle pietre che mi permise di scoprire questa immensa immagine; per quasi quarant'anni, milioni di visitatori ad ogni anno e nessuno se n'era mai accorto !!!

Il servizio andò in onda anche in Italia, nel programma televisivo "Odeon" e una grande rete americana, la NBC mi fece un intervista in "Today Show" trasmettendo anche il brano girato su "Odeon". In quattro giorni il servizio andò in onda cinque volte negli Stati Uniti e dovetti dare anche per telefono "per la RAI corporation" decine di interviste in tutto il Paese; ne parlo solo perché quell'episodio, servì a ricordarmi che sapevo leggere le pietre e che non mi sbagliavo e questo fatto mi fece ritornare a quei particolari interessi.
Un giorno in Francia, diciannove anni dopo la scoperta di Ansedonia, mi capitò di trovare vicino a Fleury Merogis (a pochi chilometri da Parigi) un selce a forma di mezzo uovo, che aveva una particolarità eccezionale, se toccato su un piano perfettamente liscio e duro continuava ad oscillare per oltre due minuti; sulla pietra si vedevano immagini così chiare che ebbi l'impressione di poterle fotografare con successo.
Di ritorno a Firenze, per fotografare misi sottosopra la casa del caro amico d'infanzia che mi ospitava, e qualcosa venne fuori, tanto da farmi sperare di poter avere finalmente successo, usando macchine più moderne e più adatte alla fotografia di questi reperti.
Telefonai a Peter Tompkins per raccontargli quello che stava accadendo e Peter mi disse di raggiungerlo subito nella sua casa in Virginia per lavorare insieme alla riuscita delle foto.
In Virginia speranze e delusioni si alternarono per un paio di settimane; le foto fiorentine non erano un gran che e quelle fatte con Peter non erano ancora così convincenti per realizzare una pubblicazione.
La famiglia e gli amici di Peter cominciarono nuovamente a scuotere il capo e forse a pensare che fossi irrimediabilmente un visionario!
Come ultimo tentativo Peter mi mise a disposizione una telecamera con video registratore per provare con quella a filmare le pietre; una mattina all'alba trovata la luce adatta, cominciai a muovere i reperti davanti all'obiettivo della telecamera e di colpo sullo schermo del televisore, cominciarono ad apparire ingrandite decine di volte le immagini contenute nella pietra, erano chiare abbastanza fedeli, belle, colorate e tutti le potevano vedere, esattamente come io le vedevo.
Quello che avevo inutilmente sognato per diciannove anni si era improvvisamente avverato.
In un paio di settimane di lavoro, riuscii a riprendere con la telecamera la pietra francese di Fleury Merogis e una inglese di New Market; decine di immagini chiare e belle, che piacquero a tutti i familiari e agli amici di Peter; io e Peter non potevamo ancora credere che fosse vero, andammo a New York e Peter invitò il più scettico dei suoi amici a visionare il videotape, era Sidney Gruson, il vice presidente del "New York Times" … ma c'erano davvero le immagini di cui raccontavo?
E si potevano davvero vedere?
Gruson le vide e le piacquero molto; il secondo passo fu quello di mostrare il videotape al senior editor della casa editrice newyorkese Harper & Row, la risposta fu la medesima, il videotape era di grandissimo interesse; un'amica di Peter, Katryn Kean organizzò una visione per degli artisti di New York nello studio della pittrice Mimi Gross e il successo fu ancora più grande del previsto; tutti rimasero ammirati ed esterrefatti, dalle quelle singolarissime immagini, che dopo tante migliaia di anni di silenzio tornavano alla vita.
Non c'erano più dubbi.La dottoressa Lois Katz, Direttrice di un settore del Metropolitan Museum di New York, con i suoi tre assistenti, trovò il videotape molto stimolante ma altrettanto inesplicabile.Al Country Museum di Los Angeles dove la dottoressa Katz mi mandò per mostrare il videotape al dottor Peter Meyer e ai suoi assistenti, fu da avanzata l'ipotesi che quelle immagini fossero casuali ma poi ritoccate e riabbellite da mano umana; non era quello che speravo ma era gia un piccolo successo, la prima ammissione scientifica, anche se fatta a voce, che l'uomo poteva essere intervenuto nella lavorazione di queste immagini; eppure ci sarebbe voluto ancora un anno, prima di arrivare a risultati ancora più concreti, e alle foto per la pubblicazione.

A Firenze dove tornai per tentar di fotografare i reperti con un amico fotografo, Piero Boni, mi successe un fatto curioso che nei molti anni di lavoro passati a studiare queste pietre non mi era mai capitato; trovai una pittrice Nilou Kashfi, che non solo credette subito alla mia teoria della civiltà scomparsa, ma riuscì a vedere le immagini delle pietre senza che le spiegassi come fare; fu molto sorprendente e la sua collaborazione si rivelò di buon auspicio; un particolare strano, mi accorsi che la pittura della Nilou aveva qualche somiglianza con la tecnica delle pietre.
Boni fotografò le immagini del videotape mentre passavano sul monitor, ma le foto non erano sufficientemente belle per essere pubblicate, servirono però a far vedere agli increduli in Europa e negli Stati Uniti, che le immagini c'erano veramente e che non erano un parto della mia fantasia.
Una sera al cinema Archimede di Roma durante l'intervallo mi misi a guardare una piccola pietra che avevo in tasca; la visione era perfetta, la migliore che mi fosse mai capitata di osservare, presi nota della disposizione delle luci e appena arrivato a Firenze rifeci con Boni la stessa disposizione per fotografare i reperti e questa volta finalmente, dopo vent'anni e tre mesi di tentativi, le fotografie erano sicuramente pubblicabili.
Chiedo perdono alla Scienza per le cose inesatte che posso aver detto, trasportato dall'entusiasmo e dall'ignoranza, non sono uno scienziato; sono soltanto uno che per qualche ragione, aiutato da un po di fortuna, ha trovato delle antiche immagini lavorate in modo insolito su delle pietre e desidera che altri più esperti di lui le vedano e ci spieghino che cosa sono, che cosa significhino, chi le ha fatte quando e dove?
Il mio sforzo continuo, non è stato quello di formulare teorie, ma di accumulare immagini e prove tali da rendere impossibile sostenere che quelle immagini non sono opera umana e che non si tratti di un'antica cultura scomparsa; sono venuto a conoscere molte cose su questa civiltà, oltre a quelle a cui quì ho accennato, cose così sorprendenti che non mi azzardo neppure a riferirle, perché temo di essere preso ancora una volta per visionario.
Desidero che altri possano scoprire questi fatti e che facciano sapere a tutti, per quale ragione una grande civiltà primitiva, diffusa in tutto il mondo, artisticamente raffinata ed estremamente abile nel manipolare la materia, sia improvvisamente scomparsa dalla faccia della terra così da essere perfino cancellata dalla memoria degli uomini.
Sarebbe oltremodo istruttivo saperlo oggi, quando allegramente seduti sui miliardi di tonnellate di tritolo delle nostre belle bombe atomiche, dimentichiamo di che cosa sia veramente l'uomo, della sua eterna lotta per la conquista dello spirito, delle sofferenze patite dai miliardi di miliardi di esseri fin dalle antiche origini per tentare di migliorarsi. Viviamo in un periodo così scientifico, che non è per niente razionale e scientifico, supporre che la nostra civiltà sia riuscita a comprendere gia tutto; l'esperienza ci insegna che sappiamo davvero pochissimo e che solo faticosamente e lentamente possiamo conquistare qualche nuova conoscenza, mentre molti problemi fra quelli più profondi ed essenziali da comprendere continuano a sfuggirci; non è scientifico, per esempio, rigettare in blocco una tradizione spirituale, quasi antica quanto l'uomo, accumulatasi pazientemente e dolorosamente in tantissimi anni, fin dai primordi del HOMO ERECTUS; e mi sembra perfino un po stupido, ritenere che di queste centinaia di migliaia di anni, solo gli ultimi cinque o seimila, siano quelli dove l'uomo ha veramente dimostrato le sue migliori capacità artistiche e intellettive!

Viviamo pur sempre in una grotta, solo un po più grande e meglio illuminata, non più limitata dalla sola materia ma ampliata dalle nostre più svariate conoscenze, dai nostri sensi (di una parte dei quali, abbiamo perduto la primieva capacità sensoriale, che era assai più elevata ...) e dalla nostra parziale umanità, fondata sulla base di precisi valori morali (che sono reali, solo e sopratutto sulla carta, e sui protocolli di intesa ...)
E però, ancora non comprendiamo il mistero della vita, o quale sia la migliore attività artistico-culturale per comunicare, oppure quella che si è rivelata la più adatta o la più adattata ai tempi ...
Fuori dalle nostre grotte non ci sono più il gelo ed i mostri feroci, l'uomo di oggi è solo e in lotta contro l'altro uomo, ma spesso contro la parte negativa che ancora dimora in lui.
Ieri riproduceva il passato e il presente sulla pietra, per poter osservare il circostante e vedersi nel circostante, per impadronirsene e per poter agire in esso senza muoversi … e cioè riflettere e immaginare; oggi, da un paio di secoli almeno, stiamo proiettando noi stessi sulla materia, riproducendo su di essa, tutto quello che di più materiale è in noi, e quindi traduciamo in fredda chimica le funzioni dello stomaco e quelle del fegato, in meccanica quelle degli arti, in fisica quelle del cuore e del sangue, in elettronica quelle della vista e del cervello, all'insegna di un progresso sempre più tecnologico che è guidato da un solo e principale traguardo, che è quello di un più razionale benessere.

Talmente intenti in questa riproduzione della realtà, da trascurare la ragione prima per la quale siamo e possiamo dimostrare di essere soggetti che possiedono lo straordinario dono del ragionamento, come l'antica civiltà di quelle sculture in movimento, in qualche modo tenta di "illustraree di suggerirci".

E siamo talmente miopi, da non vedere quale sia la guida suprema dello spirito, non intravvedendo (se non molto raramente) quale sia la giusta ricerca, quella che può farci "assaporare" la vera costante della prossima dimensione umana, nella quale poter dimostrare di "essere veramente".
Piero Tellini, fu uno dei più grandi sceneggiatori italiani e fu anche regista. Dal 1950 al 1985, anno della sua morte, i suoi soggetti ricevettero 15 premi internazionali. Scrisse e firmò oltre 50 sceneggiature per il cinema. Nel 1965, mentre lavorava in Toscana, ad Ansedonia, l'albergatore che lo ospitava gli suggerì di cercare delle pietre e delle ossa preistoriche che erano in alcune grotte lì vicino. Il Tellini ci provò. Trovò diversi reperti. E, per 20 anni non smise più di cercare. Nel 1977, mentre era in America che girava un film, scoprì la quinta faccia (non scolpita) a fianco alla effige del presidente Washington, nel Sud Dakota a Black Hills sul Monte Rushmor. La sua scoperta, registrata su video-tape, andò in onda su Odeon e fu accolta da NBC New e da altre emittenti americane che gli dedicarono diverso spazio. Il Tellini scattò centinaia di foto e produsse dei filmati che ebbe occasione di proiettare in vari Musei americani. Intraprese una parte della ricerca anche con l'apporto di Peter Tompkins. Nel suo saggio: “La cultura di Ansedonia, la cultura anamorfica dell'apparenza”, 1985, Firenze, il Tellini puntò molto sulla conformazione anamorfica delle pietre e notò che molti dei ciottoli erano stati “lavorati” ad arte. Una parte era invece naturale. Insomma, secondo il Tellini, la Pietra aveva dei rapporti con l'Uomo e la sua entità spirituale che erano profondi. Rapporti e legami che si perdevano nella notte dei tempi. Interazioni che difficilmente potevano essere spiegate con la Scienza attuale ma che, indiscutibilmente, esistevano. Le immagini della Pietra gli indicavano che la Terra risultava abitata da Civiltà molto evolute, fin da tempi molto remoti e sorgeva evidente che la Pietra non era semplicemente della materia morta.

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